Il boomerang tradisce la McLaren

«B oomerang», vero «boomerang» quello della McLaren, sotto forma di ala anteriore, e il perfezionamento tecnico della Ferrari, lungo le linee più tradizionali, è stato felicemente vincente. Bel colpo, per il caro e giovane amico Aldo Costa, sgobbone e taciturno, che ha ridisegnato mezza macchina in un battibaleno. Però, insisto sullo spunto e sul «launch control» delle vetture inglesi: non sono più quattro metri allo spegnimento dei semafori, ma nemmeno è stata raggiunta la parità funzionale da parte della monoposto italiana. Peraltro, con una partenza poco nitida di un Alonso (e quello sarebbe un campione del mondo?...) survoltato alla prima curva, così da mandare in fumo un confronto tecnico preannunciatosi molto avvincente, proprio per via del citato «boomerang».
È inutile insistere: la strada tecnica piena di aggravi di resistenza aerodinamica è sempre stata negativa, anche quando la tentavano progettisti supportati da grandi campioni, famosi per le loro capacità di sfruttamento dell'aderenza. Se la scelta, coraggiosa e un po' geniale, della McLaren fosse stata vincente, l'avremmo capito anche dalla corsa di quel peperino di Hamilton, pronto a beffare Raikkonen, sempre al limite e non incline all'errore, come il suo «numero uno». Invece, le risultanze, per quanto interessanti, non sono state sconvolgenti. Tutto a vantaggio della Ferrari che, divenuta più docile ai buoni assetti da gara, può guardare avanti con una certa serenità. Teoricamente, per giudicare appieno l'avventura tecnica della marca inglese, ci sarebbe voluto un Alonso in forma migliore, non un esaltato da «launch control», che riesce a mettersi subito in scia al corretto Massa e che può permettersi una staccata esagerata, all'esterno, per poi speronare l'avversario (mancanza di rispetto nella lotta) e finire nella ghiaia, perdendo pezzetti dei noti fronzoli aerodinamici inferiori (giusta punizione) che compromettono la stabilità. Tuttavia, due macchine di vertice devono almeno poter partire alla pari.

Di nuovo, nulla di fatto per gli altri pretendenti, nemmeno con il gran motore della Bmw o con il nuovo cambio di Coulthard o con il disastro tecnico di Fisichella (due quotidiani sportivi colpiti dalla «mafia del paddock», per la parola «disastro»). Evidentemente, qualcosa non quadra nel regolamento. A parte i quattro metri riducibili.

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