Roma

Borbona, verde fetta di terra a due passi dall’Abruzzo

Renato Mastronardi

Una particolare enclave abruzzese è quella che si colloca nell’area Nord Orientale del Lazio e che Borbona completa aggregandosi ai territori di Accumoli, Amatrice e Leonessa. Si tratta di una tela di terre dove, a parte la peculiarità degli usi, esiste anche la particolarità di un linguaggio quotidiano che ha evidenti cadenze proprie delle genti abruzzesi. Infatti, tra Borbona e l’Abruzzo non c’è che lo spazio di qualche chilometro, 4 o 5 in tutto, lungo la statale 417, che è la naturale via di collegamento, attraverso la consolare via Salaria, con l’area reatina. In effetti, il distacco dall’Abruzzo di questo angolo di straordinarie suggestioni paesaggistiche avvenne nel 1927 quando si determinarono i confini dell’istituenda provincia di Rieti.
Da vedere. Il devastante terremoto distrusse anche l’antica Chiesa Parrocchiale che fu ricostruita e riconsacrata soltanto 34 anni dopo l’infausto evento. Fortunatamente dalla rovina si salvò il prezzo più pregiato: una bellissima croce professionale di argento dorato, a sbalzo, incastonata di smalti, opera di un orafo abruzzese del Trecento. Oggi, però la croce - si dice per ragioni di sicurezza - è ancora custodita presso il museo Diocesano di Rieti e, la circostanza è, naturalmente, ragione di grande dispetto da parte dei borbondini.
Da mangiare e da bere. Così come ad Amatrice e ad Antrodoco, anche la cucina di Borbona ha conservato gusti, sapori antichi e... nuovi del vicinissimo Abruzzo «sposandoli». Mentre, a sette chilometri da Borbona, seguendo la strada che conduce alla frazione di Vallemare, sorge il Santuario di Santa Maria del Monte, ricostruito sulle macerie della fabbrica originale, risalente al XIV secolo, ma semidistrutto da quelli del reatino, per soddisfare le esigenze dei più golosi. I quali, da sempre, non smettono di apprezzare le «stracciatelle in brodo», gli «spaghetti alla carrettiera» o il «pollo alla diavola». Ma, siamo in un territorio ricco di boschi e da questi giungono a valanga famosi porcini. Siamo anche in una terra di pastori e, allora, sotto con l’«abbacchio al guazzetto» o le «stufatine garofolate», senza dimenticare, però, i celeberrimi «spaghetti all’amatriciana» o i favolosi «stracci» della vicina Antrodoco.

Per quanto riguarda i vini: Trebbiano e Montepulciano d’Abruzzo.

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