Paola Setti
Giorgio Bornacin, che confusione in An.
«Lo dicevo a Maurizio Gasparri: tanta confusione per poi trovare la convergenza sulla linea di prima, quella di Destra protagonista».
Questo lo dice lei.
«Questo lo dice il documento approvato dallassemblea nazionale».
Sì vabbè ma Gianfranco Fini ha dovuto riabilitare i capicorrente.
«Nessuno li aveva debilitati. Non sono le correnti il problema, ma la loro degenerazione».
Il problema non sarà invece che Fini fa scelte difficili da comprendere, come votare tre Sì al referendum sulla procreazione assistita?
«Parliamoci chiaro: questa destra senza Fini non esiste».
Nessuno che lo possa sostituire.
«Ma no, ci sono persone che possono sostituirlo».
Gianni Alemanno il leader di Destra sociale?
«Ma anche Alemanno, sì, non è mica un imbecille, solo che a volte ha sensibilità esasperate. Ma poi si pensi a Matteoli, a Gasparri. Ecco Gasparri».
Dica.
«Lui è il simbolo dela nostra unità. A lei pare normale che uno che è stato fatto fuori dal Governo un mese fa adesso sia già lì a spendersi per cercare di ricucire le spaccature?».
Bontà sua.
«Uno se è leader lo resta sempre, il ruolo politico non cambia in base agli incarichi che si ricoprono».
Parola dordine ricompattare.
«E da qui si riparte anche in Liguria».
Compatti non lo siete mai stati granché.
«An ha ritrovato lunità sia politica sia organizzativa».
Quindi?
«Dora in poi lo Statuto di An sarà la nostra Bibbia: le regole del partito vanno rispettate, chi non lo fa è fuori».
Con chi ce lha?
«Non voglio polemizzare».
Regolati i conti interni farete anche politica?
«Di più: faremo una politica comune a tutta la Casa delle libertà. Il partito unico non cè ancora e non è un obiettivo vicino, ma nel frattempo dobbiamo lanciare organismi federali che affrontino le decisioni per tutta la coalizione».
Per esempio?
«Per esempio io non ricordo un incontro di tutti i parlamentari della Cdl su un qualunque problema. Dobbiamo istituzionalizzare gli incontri, attraverso organi di consultazione periodica permanente».
Periodica e permanente.
«Esatto. Riunioni ogni 15 giorni fra le federazioni di tutti i partiti a livello regionale, a livello di ogni provincia e di ogni comune. E serve una politica comune dei gruppi consiliari».
E in queste consultazioni periodiche che vi direte?
«Intanto ci sono le elezioni politiche da organizzare. Dobbiamo scegliere i candidati. E i candidati, di qualunque partito siano, andranno sostenuti da tutta la coalizione, anche attraverso comitati elettorali comuni».
Pare dura.
«Dobbiamo ricordarci che i nostri elettori sono più avanti di noi: non si preoccupano che un parlamentare sia di An o di Forza Italia, perché fanno riferimento alla Casa delle libertà».
Poi cè la partita del Comune. Più parti politiche reclamano un candidato giovane.
«Giovane o vecchio, uomo o donna, a me non importa: purché catalizzi voti e vinca.
Tanto poi correrete con la solita convinzione che a Tursi non si vince
«Per quel che mi riguarda, io nel 97 proposi di candidare Sandro Biasotti: avrebbe vinto Tursi prima e la Regione poi, anche nel 2005. E oggi saremmo in condizioni ben diverse».
E perché non lo candidaste?
«A me lo chiede? Per questo voglio gli organi di consultazione».
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