Cronache

Bornacin (Pdl) «Vergognoso celebrare il 30 giugno»

Bornacin (Pdl) «Vergognoso celebrare il 30 giugno»

«La sinistra soffre sempre di torcicollo, ma la cosa preoccupante è che peggiora ogni volta di più: prima non faceva altro che guardarsi indietro tra il ’43 e il ’45, ora arriva al ’60». È il senatore Pdl Giorgio Bornacin ad attaccare quell’assurda decisione tutta genovese di celebrare addirittura i moti del 30 giugno 1960, la rivolta di piazza, gli scontri violenti, l’aggressione alla polizia che il Pci e i camalli organizzarono per impedire un congresso politico. «È una vergogna - tuona Bornacin - In quell’occasione il Pci organizzò scontri violenti per impedire la massima espressione di democrazia, cioè lo svolgimento di un congresso di un partito riconosciuto nell’arco costituzionale e rappresentato in Parlamento. Il Msi era stato anche decisivo per l’elezione di Presidenti della Repubblica, sosteneva un governo legittimamente espresso dal Parlamento».
Eppure la sinistra non esitò a scatenare la rivolta a Genova, dove era previsto il congresso. I ganci d’acciaio dei portuali volarono contro la polizia, il bilancio degli scontri fu di 83 feriti, molti agenti vennero uncinati anche al volto. Quel giorno segnò l’inizio di una stagione di violenza in tutta Italia che portò a contare anche diversi morti nelle piazze. E oggi la sinistra genovese celebra questa pagina di odio, di sangue, di antidemocrazia. «La cosa che più mi fa specie è che quella rivolta venne organizzata da chi quattro anni prima, nel 1956 salutava come un atto di democrazia l’invasione dell’Ungheria da parte dei carri armati dell’Unione Sovietica - incalza il senatore Pdl - Il Msi era un partito legittimamente costituito a tutti gli effetti, aveva già svolto altri quattro congressi, tra il ’46 e il ’58». E non commise proprio nessun errore? «Uno sì, in realtà - replica Bornacin - Quello di fare un congresso a Genova, città che si lava la bocca di essere una città medaglia d’oro della Resistenza ma nei fatti ancora oggi dimostra tutta l’inciviltà democratica della propria classe politica di sinistra».
Gli scontri del giugno 1960, oggi celebrati a 50 anni di distanza con cortei, convegni e concerti come si trattasse di una festa nazionale di cui andare fieri, portarono comunque all’obiettivo principale: il governo Tambroni, sostenuto esternamente anche dal Msi, cadde. E si spianò la strada agli esecutivi di centrosinistra. La data che la sinistra festeggia è la conquista del potere.

Pazienza se violenta.

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