Borsa e mercati

Il lavoro Usa galoppa e spiazza le Borse

In calo i listini europei, tiene Wall Street. Il balzo degli occupati raffredda le attese di tagli dei tassi. Bowman (Fed): «Possibili nuovi rialzi»

Il lavoro Usa galoppa e spiazza le Borse

Ascolta ora: "Il lavoro Usa galoppa e spiazza le Borse"

Il lavoro Usa galoppa e spiazza le Borse

00:00 / 00:00
100 %


Decifrare i dati del mercato del lavoro Usa sta diventando a Wall Street un esercizio più complicato di un cruciverba di Bartezzaghi. A fronte dei 303mila nuovi posti creati in marzo, ben oltre i 200mila delle attese, e di un tasso di disoccupazione sceso dal 3,9 al 3,8%, la Borsa di New York ha reagito ieri con un robusto rialzo dell’1 per cento.

È del tutto pacifico, e i primi a saperlo sono gli investitori, che questa resilienza si presta a una doppia chiave di lettura. Da un lato, con la campagna per le presidenziali già nel vivo, Joe Biden può sbandierare questi dati come prova dell’efficacia delle sue politiche economiche, anche se a sollevare appena un po’ il tappeto si scopre che i lavori a tempo pieno sono diminuiti di 6mila unità mentre quelli part-time sono cresciuti a quota 691mila; dall’altro, alla luce del mancato raffreddamento dell’occupazione, all’interno della Federal Reserve potrebbe trovare consensi la posizione espressa qualche giorno fa dal capo della Fed di Minneapolis, Neel Kashkari, secondo il quale quest’anno i tassi potrebbero non subire neppure un taglio. Del resto, almeno quattro componenti del board hanno messo in guardia contro i rischi di un’azione di alleggerimento affrettata. E addirittura, per Michelle Bowman «i progressi per far scendere l’inflazione si sono fermati» e quindi, «anche se non è probabile, è possibile che la Fed debba aumentare ancora i tassi». La sensazione è che comincino a vacillare anche le certezze del numero uno di Eccles Building, Jerome Powell, convinto che un mercato del lavoro forte non sarebbe un motivo per ritardare i tagli. JP Morgan riassume così l’umore del momento: «Se l’inflazione dei servizi mostrasse segnali di ripresa alla fine di questo mese, la “pazienza“ della Fed potrebbe esaurirsi. A quel punto, il mercato dovrebbe mettere in discussione l’allentamento del costo del denaro e tornerebbe lo spettro di nuove strette».

Come si è visto ieri, questo navigare a vista avendo per bussola i dati più recenti, finisce soprattutto per colpire i mercati europei (-1,3% Milano, -0,84% lo Stoxx600), dove è ormai chiaro che la Bce non muoverà un dito se la Fed rimarrà ferma.

E il Brent sopra i 91 dollari al barile è la miglior benzina nel motore dei falchi dell’Eurotower.

Commenti