In Borsa è di nuovo febbre da acquisizioni

È forse il segnale che la febbre del merger & acquisition, ovvero delle fusioni e acquisizioni aziendali, brutalmente raffreddata dalla crisi finanziaria degli ultimi anni, sta risalendo. Il risveglio passa attraverso la Cadbury, regina inglese della cioccolata, su cui Kraft, il secondo gruppo alimentare al mondo, ha lanciato un’offerta da oltre 10 miliardi di sterline (quasi 12 miliardi di euro), promettendo di creare una «superpotenza globale» del settore, con un giro d’affari annuo da 50 miliardi di dollari. Di operazioni così, non se ne vedevano da tempo.
E il bello è che il mercato sembra convinto che la partita non finirà qui, con questa offerta che pur valuta l’azienda britannica oltre il 30% sopra le sue recenti quotazioni di Borsa. Cadbury (non solo cioccolata, ma anche caramelle, gomme da masticare, merendine, bibite e succhi di frutta) ha respinto la proposta che - a suo dire - «sottostima in maniera sostanziale» il proprio valore. Ma come spesso accade in finanza il dado è tratto: l’operazione ha buone probabilità di farsi, basta mettersi d’accordo sui soldi. Possibile dunque, secondo analisti e operatori, che Kraft si convinca a mettere da parte la prudenza e ad andare avanti con un rilancio; oppure che un altro big del settore venga allo scoperto, deciso a non farsi sfilare il boccone dalla concorrente americana.
Al di là dell’operazione in sé, quello che conta è la prova di fiducia che arriva contemporaneamente dagli addetti ai lavori e dai mercati. I movimenti di Borsa confermano questo scenario di rinnovata eccitazione. Cadbury balza di quasi il 40% in chiusura a Londra, trascinando verso l’alto tutto il settore: +5,96% per la svizzera Lindt, +3,89% per Danone, +1,38% per Unilever, +3,86% per Parmalat, ormai da anni indicata come pedina strategica - una volta risanata - dello scacchiere alimentare internazionale. D’altra parte, volendo, le opportunità nel settore alimentare potrebbero essere tante. Basta ricordare che qualche anno fa Pepsi Cola aveva messo gli occhi su Danone, operazione che fu bloccata solo dall’opposizione politica del governo francese.
Più fredda invece la risposta di Nestlè, la numero uno del settore: il rialzo è solo dello 0,55%. Non a caso proprio la multinazionale svizzera potrebbe entrare nella partita con una propria offerta su Cadbury, in concorrenza con Kraft. Nestlè ha confermato di avere un budget riservato a nuove acquisizioni, ma smentisce operazioni «di grosso calibro» nel 2009 e nel 2010. Ma in sale operative ormai in astinenza da grossi deal si scommette (e si spera) che la mossa di Kraft acceleri i tempi anche per Nestlè, facendo scattare una guerra di Borsa d’altri tempi.
In fondo quello che sta succedendo non è del tutto inaspettato. La crisi finanziaria ha reso molto complicato, se non proibitivo, per le imprese reperire nuovi soldi sul mercato, di fatto congelando anche la sola idea di nuove operazioni straordinarie. Ma allo stesso tempo il crollo generalizzato dei prezzi di Borsa ha reso tante aziende, comprese quelle di valore, molto più economiche, anche tenendo conto del recupero delle quotazioni negli ultimi mesi. Ora che i primi concreti segnali di ripresa sono all’orizzonte, i grandi pesci della Borsa provano a giocare d’anticipo.

Anche perché in un settore come quello alimentare, dai grossi volumi, le acquisizioni rappresentano uno degli strumenti più comuni di crescita. Soprattutto ora, con un mercato in fase di risveglio, ma che ancora molto dovrà attendere prima di ritornare agli antichi splendori.

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