Rimbalzo scaccia-panico, oppure un altro vortice ribassista che risucchia gli indici? È con questo interrogativo che le Borse riaprono oggi dopo una settimana di passione, culminata venerdì scorso con i 155 miliardi di euro lasciati sul campo dai listini europei e con Piazza Affari precipitata ai minimi dal giugno 1997.
Il week-end non ha certo sciolto tutti i nodi che avevano soffocato i mercati, a cominciare dai timori di nazionalizzazione delle banche. Ipotesi che, se attuata, si tradurrebbe in una perdita di buona parte del capitale da parte degli investitori. Il focus sarà quindi puntato sui titoli del credito dopo che le rassicurazioni sulla volontà di mantenere privati gli istituti non sono mancate. Ha cominciato Obama, nel tentativo di fermare il collasso di Bank of America e Citigroup a Wall Street. La possibilità di una nazionalizzazione temporanea non è però stata scartata, e il dubbio non è mai positivo per i mercati, considerata anche lopacità che ancora circonda il piano salva-banche da 2mila miliardi di dollari del segretario al Tesoro, Tim Geithner.
In Europa, la situazione è diversa. La Gran Bretagna ha già percorso la strada dellintervento statale a favore delle banche fin dai tempi di Northern Rock, la Germania vuole salvare Hypo Re e la Francia userà, se necessario, larma della nazionalizzazione. I banchieri dei due principali istituti italiani, Alessandro Profumo di Unicredit e Giovanni Bazoli di Intesa SanPaolo, hanno invece dichiarato, sabato scorso, che la questione non esiste e neppure il rischio di una nazionalizzazione. Unicredit vale però ben meno di un euro (89 centesimi lultimo prezzo di venerdì) e Intesa ha abbandonato la soglia psicologica dei due euro (1,78). Il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, ha ricordato laltroieri al Forex il miglior stato di salute delle banche italiane rispetto a quelle straniere, ma le quotazioni dei due titoli sembrano piuttosto riflettere le paure legate alle difficoltà economiche dellEuropa dellEst, unarea in cui gli istituti sono molto presenti. Paure infondate, a sentire il ministro dellEconomia, Giulio Tremonti: dalla vigilanza di via Nazionale, ha detto, non è giunto alcun segnale di problemi legati allEst.
Non è però solo attorno alle banche che si è creato un clima di sfiducia. La perdita di ottimismo è generalizzata e discende soprattutto dallandamento delleconomia reale, flagellata da tagli alloccupazione e da consumi in calo. A condizionare gli umori delle Borse questa settimana saranno infatti proprio i prossimi appuntamenti macroeconomici. In particolare quelli Usa. Si inizierà oggi con lindice delle attività manifatturiere della Fed di Dallas.
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