Borse, un altro venerdì nero Dubbi su Atene, l’euro cade

Incominciata con i fuochi d’artificio, la settimana dei mercati finanziari si chiude in grande mestizia. Le Borse di tutt’Europa hanno fatto segnare ribassi consistenti, bruciando circa 170 miliardi di capitalizzazione, e l’euro è precipitato sotto quota 1,24 dollari.
L’entusiasmo per l’accordo sul pacchetto «salva-euro» da 750 miliardi raggiunto domenica notte fra i ministri finanziari europei si è trasformato, nel corso della settimana, in profonda disillusione e rinnovata preoccupazione per le finanze pubbliche dei Paesi dell’Eurozona. E non hanno giovato, tutt’altro, le rivelazioni sulla presunta minaccia di Nicolas Sarkozy di lasciare l’euro se non vi fosse stato accordo sul salvataggio della Grecia.
Il racconto del quotidiano spagnolo El Pais descrive un «Sarkò» infuriato, che sbatte il pugno sul tavolo del negoziato davanti ad Angela Merkel, e minaccia la «riconsiderazione degli accordi monetari» da parte della Francia se qualcuno avesse rifiutato l’aiuto ad Atene. Smentita dall’Eliseo, dalla cancelleria di Berlino, e dalle autorità spagnole, la ricostruzione del Pais ha comunque gettato lunghe ombre sulla presunta concordia europea. E le ripercussioni sulla moneta comune, già debole di suo, sono state immediate. L’euro è sceso a 1,2385 dollari, minimo dall’autunno 2008, e si è indebolito anche sullo yen e sulla sterlina. Il bollettino delle Borse è allarmante. Milano e Madrid guidano i ribassi (-5,26% il Ftse Mib e -6,6% l’Ibex). L’allarme lanciato da Josef Ackermann, numero uno di Deutsche Bank, sulla capacità della Grecia di rimborsare prestiti da miliardi di euro, ha innescato le vendite sui titoli bancari, che hanno presto contagiato gli interi listini. Londra ha perso il 3,14%, Parigi il 4,59%, Francoforte il 3,12%. Gravi ribassi anche nei mercati di Atene e Lisbona.
Durante la giornata le Banche centrali dell’Eurosistema hanno continuato a comprare titoli pubblici periferici: «Siamo stati presenti, in modo più o meno continuativo, in linea con gli impegni presi», conferma una fonte. Lo spread sui titoli greci si è di nuovo allargato. E l’oro - tipico investimento rifugio - si è avvicinato ai 1.250 dollari per oncia (oltre 1000 euro), scendendo a 1.226 in chiusura.
Secondo alcuni analisti, il nervosismo dei mercati finanziari deriva dai timori suscitati dalle ricette restrittive nei Paesi europei, che probabilmente avranno effetti recessivi. Persino la Merkel ha detto che anche in Germania serve austerità, pur escludendo tagli di spesa nell’istruzione, nella ricerca e nei servizi per l’infanzia. D’altra parte, poco prima gli stessi mercati erano preoccupati per l’aumento dei debito e chiedevano a gran voce misure d’austerità. O l’uno, o l’altro. La sensazione è che gli operatori utilizzino qualsiasi spiegazione per sostenere razionalmente un’ondata ribassista. Pesa anche la minaccia di Moody’s di ridurre ancora il rating dei titoli greci. L’andamento dei mercati viene costantemente monitorato anche a livello politico. Ieri c’è stata una riunione in teleconferenza dei ministri finanziari del Gruppo dei Sette, con la partecipazione dei deputies (i numeri due) delle banche centrali e del commissario europeo agli Affari economici, Olli Rehn.

Nessuna decisione, ma uno «scambio di vedute sugli sviluppi più recenti», ha commentato un portavoce di Bruxelles. E lunedì si riuniscono i ministri finanziari dell’Eurogruppo per discutere, tra l’altro, delle modifiche al patto di stabilità.

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