Borse, asse SanIntesa-Unicredit

L’accordo sarà operativo dal mese di gennaio

Angelo Allegri

da Milano

I due colossi del credito made in Italy si candidano a creare la nuova Superborsa tricolore. Imi, banca d’affari del Sanpaolo di Torino, destinata confluire nel gigante Sanpaolo-Intesa, ha annunciato ieri di aver acquisito il 50% di Tlx, mercato borsistico regolamentato creato da Unicredit nel 2002 e operativo dal gennaio 2003. La banca di Alessandro Profumo e quella guidata dal tandem Enrico Salza-Giovanni Bazoli avranno per il momento il 50% a testa. Per il momento, perché è già previsto l’ingresso di nuovi partner: sono già in corso colloqui con altre banche (anche straniere).
Oggi Tlx è, al confronto con Borsa italiana, un nano o poco più. Sulla sua piattaforma elettronica vengono scambiati circa un migliaio di obbligazioni e circa 150 titoli azionari europei e americani. Non italiani perchè per il momento si è voluta evitare una competizione diretta con Piazza Affari. Una quarantina gli intermediari che comprano e vendono attraverso il sistema. I più importanti sono Centrosim (legata alle Banche Popolari) e Akros (Banca Popolare di Milano). Gli scambi giornalieri raggiungono a malapena gli 80 milioni di euro, contro i 4/5 miliardi (miliardi) di Piazza Affari. Un nano, appunto.
Tutto però è destinato a cambiare nel corso del 2007. Al 31 gennaio è fissata la data entro cui l’Italia dovrà recepire la direttiva europea conosciuta con la sigla Mifid. Entro il mese di novembre quest’ultima diventerà operativa. In soldoni la direttiva abolisce l’obbligo di concentrare le compravendite di titoli in Borsa. In teoria ogni banca potrebbe fare da sé o,come si dice, «internalizzare» gli ordini dei propri clienti, creando dei piccoli mercatini auto-gestiti. Naturalmente tutto deve avvenire nel rispetto di alcuni principi a tutela dei risparmiatori; per esempio l’obbligo di garantire la «best execution», il miglior prezzo possibile nell’esecuzione degli ordini.
In realtà poche banche approfitteranno fino in fondo della liberalizzazione: per creare strutture ad hoc e sostenere i relativi costi (soprattutto informatici) è necessaria una massa critica che non è alla portata di tutti. Nei nuovi spazi creati dalla direttiva i più veloci potranno però trovare nuove opportunità di business. E su questo ha puntato Unicredit, che ha sempre dichiarato di voler coinvolgere altri partner nel progetto Tlx. Ora l’ingresso dell’altro player creditizio di dimensioni europee con base in Italia apre nuove prospettive. Il ruolo di Imi, tra l’altro, non sarà limitato alla presenza nell’azionariato. Da gennaio la banca del Sanpaolo affiancherà Ubm (Unicredit banca mobiliare, merchant bank del gruppo) nel ruolo di market maker. Nel ruolo cioè di chi, impegnandosi a comprare o vendere, garantisce la liquidità degli scambi.
Proprio la liquidità e quindi l’efficienza del mercato è il banco di prova su cui si giocherà la competizione tra le nuove Borse liberalizzate. Sui titoli italiani, secondo Tlx, la concorrenza di Piazza Affari e la sproporzione di forze appare per il momento insormontabile.

I vertici di Unicredit e Sanpaolo, che con Intesa controllano tra l’altro una buona fetta di Borsa italiana (Torino ha il 13%, gli uomini di Profumo l’11%, quelli di Bazoli il 5% circa) si sono affrettati a precisare che l’accordo non è una sfida lanciata a Piazza Affari. L’obiettivo per ora è quello di far crescere i volumi di Tlx con titoli su cui Piazza Affari è meno forte. Per esempio quelli stranieri.

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