Le Borse europee rialzano la testa Fed: «La recessione rallenta il passo»

PESSIMISTA Il guru Warren Buffett: «America nel caos, serve un altro piano di aiuti»

Le Borse europee rialzano la testa Fed: «La recessione rallenta il passo»

Dal colpo ricevuto dalle stime della Banca Mondiale all’inizio della settimana, alla boccata d’ossigeno offerta dalle previsioni made in Ocse. Ovvero, come passare in appena due giorni dal più cupo pessimismo su tempi e modi di uscita dalla peggiore recessione dal dopoguerra, a una visione più serena sul superamento della crisi. È quanto hanno fatto ieri le Borse internazionali, rovesciando a suon di rialzi la pessima chiusura di lunedì scorso e il grigiore di martedì. Un ritorno agli acquisti che ha premiato soprattutto i listini europei, dove l’indice Dj Stoxx 600 ha recuperato il 2,4%, con Milano nel ruolo di protagonista (+3,12%), mentre a Wall Street il rimbalzo accumulato per buona parte della giornata si è sgonfiato nel finale (-0,28% il Dow Jones, +1,55% il Nasdaq), una volta terminata la riunione della Federal Reserve.
In serata, come previsto, la Banca centrale Usa guidata da Ben Bernanke ha mantenuto i tassi nella forchetta compresa tra lo zero e lo 0,25%, precisando di volerli lasciare «eccezionalmente bassi per un periodo esteso». In base alle valutazioni della Fed, «il ritmo della contrazione economica sta rallentando il passo», le condizioni dei mercati finanziari «sono generalmente migliorate negli ultimi mesi» e i consumi delle famiglie «hanno mostrato ulteriori segni di stabilizzazione», anche se pesa l’aumento della disoccupazione. Inoltre, l’istituto ha confermato la decisione di acquistare 300 miliardi di dollari di titoli del Tesoro a lungo termine entro l’autunno e di rilanciare il mercato immobiliare con l’acquisto, prima di fine anno, di 1.250 miliardi di dollari di titoli garantiti dai pagamenti dei mutui e 200 miliardi di debito delle società di mutui. Quanto all’inflazione, non dovrebbe costituire una minaccia «ancora per un po’ di tempo».
Non cambiano quindi le strategie di politica monetaria della Fed, così come suggerito dall’Ocse nell’ultimo rapporto, caratterizzato da una revisione al rialzo delle stime sul 2009. Da questa lettura più ottimistica rispetto allo scorso mese di marzo, i mercati hanno tratto spunto per riannodare il filo del rialzo, pur mantenendosi nella sostanza cauti e senza calcare troppo la mano sugli acquisti, come peraltro si è visto dal controvalore non esaltante degli scambi. Agli spunti positivi offerti dall’organizzazione di Washington, si è aggiunto un altro elemento di rafforzamento, quello sulle vendite di beni durevoli negli Stati Uniti, saliti in maggio dell’1,8% rispetto a una contrazione attesa dello 0,6%. È un dato che acquista ancor più valore per due motivi: per il fatto che i beni durevoli (cioè quelli destinati a durare almeno due anni) sono più impegnativi sotto il profilo finanziario, soprattutto in tempi di crisi e di alto indebitamento delle famiglie; e in considerazione dei consumi depressi a causa del pessimo stato di salute del mercato del lavoro Usa, dove il tasso di disoccupazione salirà oltre il 10% secondo quanto ammesso dal presidente Obama. Un buon motivo, a detta dell’oracolo di Wall Street, Warren Buffett, per sostenere con un nuovo piano di stimolo un’economia ancora «nel caos». Anche se non proprio nel caos, l’Europa ha ancora bisogno di aiuti.

Ecco perché le Borse hanno salutato con favore la maxi-asta da 442 miliardi di euro con cui ieri la Bce ha rifornito di liquidità le banche per i prossimi 12 mesi. «Il modo migliore per assicurare la ripresa - ha detto Lorenzo Bini Smaghi, componente del direttivo dell’istituto di Francoforte - è mantenere tassi bassi lungo la curva dei rendimenti, inclusa la parte lunga».

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