Il G7 canadese di sabato non ha inviato grandi messaggi ai mercati finanziari in subbuglio. La generica rassicurazione che il sostegno pubblico alleconomia non verrà meno fin quando la ripresa non si sarà consolidata lascia un po il tempo che trova.
Soprattutto perché non solleva certo i timori - più forti che mai in questo inizio 2010 - sugli eccessi nei deficit pubblici. Mentre sul lato delle regole non si sono visti passi avanti. Anzi, lunica proposta che resta sul tavolo è quella della riforma bancaria proposta da Obama, vista dal mercato come il fumo negli occhi.
Chi si aspettava segnali più forti o più chiari è dunque rimasto deluso. Per questo la settimana borsistica che si apre oggi si preannuncia critica. Forse non assisteremo a nuovi crolli, dopo quelli di giovedì e venerdì scorso, ma era difficile, nellultimo weekend, trovare analisti e operatori troppo ottimisti. Lunico elemento positivo arriva da Wall Street, dove il tasso di disoccupazione Usa al 9,7% contro le attese del 10,1%, ha permesso allindice Dow Jones di chiudere, venerdì, addirittura con un «più» davanti. Mentre le dichiarazioni del ministro del Tesoro, Tim Geithner, volte a rassicurare gli investitori sulla tenuta del debito americano e sul contenimento del deficit pubblico, dovrebbero calmare gli analisti di Moodys, in allarme sul rating dellindebitamento Usa.
Limpressione è che i mercati siano destinati a restare ballerini, ostaggi di due situazioni: da un lato il braccio di ferro tra investitori e Stati sovrani alle prese con lemissione di titoli pubblici, proprio nel momento in cui i tassi dinteresse sono al minimo storico e i timori di default dei Paesi-euro sono invece alle stelle. Questa settimana sono in arrivo 15-17 miliardi di euro da Germania, Italia, Olanda e Austria, con durate 5-15 anni. E la Grecia ha in sospeso una dozzina di miliardi da raccogliere entro aprile: cè da scommettere che la speculazione spingerà gli emittenti ad alzare le cedole. Mentre sono già nel mirino nuove possibili prede, minacciate di nuovi contagi: si parla di Paesi balcanici come la Bulgaria, e della stessa Austria.
Dallaltro lato resta forte il timore di brutte sorprese nei bilanci bancari dellultimo trimestre 2009. Numeri che il mercato - soprattutto nel caso italiano - attende non solo sul fronte finanziario, ma anche come misura dellandamento delleconomia reale: un deterioramento delle sofferenze indicherebbe una generale difficoltà delle imprese e dunque darebbe un segnale doppiamente negativo. Il primo spartiacque lo avremo domani, con i risultati annuali di Ubs, stimati in perdita, ma con grande attesa per conoscere un primo bilancio sulla fuga dei patrimoni forzata dagli «scudi fiscali» messi in atto principalmente da Usa e Italia.
Per le banche italiane, invece, ci sarà da aspettare ancora un mese e più.
Borse: il G7 non aiuta, settimana difficile
RISCHI Ancora deboli le banche, in attesa dei dati di bilancio Domani tocca a Ubs
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