Quando s'intreccia a doppio filo Arte e Moda si possono creare abiti come usando pennellate di colore. C'è chi s' ispira alle opere di un famoso pittore, chi ne coglie l'emozione, chi elabora il concetto che sta alla base.
Non copia i quadri di Mondrian lo stilista emergente Luigi Borbone, ma nella sua nuova collezione di «prêt à couture» per la primavera-estate studia linee, volumi e colori del maestro del Neoplasticismo per comporremo delli in più pezzi e dai tessuti diversi, usando il suo stesso linguaggio.
Sogna già il grande salto a Parigi, Borbone. A marzo vorrebbe presentare sulle passerelle francesi la sua prima linea di «prêt à porter» ispirata al mondo delle tartarughe preistoriche. E sempre nell'arte il giovane architetto diventato designer ha trovato il «quid» per farsi notare ai piani alti della moda. Un viaggio nei Paesi del Nordeuropa e la scoperta del pittore norvegese Odd Nerdrum, che i critici accostano a Rembrandt, è stato lo stimolo per lavorare sulla ricerca dei materiali e delle tecniche per catturare la luce, così centrale nelle terre scandinave. Ne sono nati abiti dalle linee geometriche di mikado spruzzato di resina di cristalli Swarovsky, di raso cosparso di polvere d'oro, di pizzo di silicone con schegge di cristalli.
Tanto bianco abbagliante per Borbone, mentre il trionfo di colori hippy caratterizza il mondo di Vanessa Foglia. Dice una sua poesia: «Vorrei scrivere un abito, disegnare una poesia, vorrei cantare un quadro e suonare una scultura...».
Il brand «Abitart» è in forte espansione anche sul mercato straniero, malgrado la crisi, e il suo successo è certo legato al modo originale con il quale questa stilista cerca di trasformare lo spazio bidimensionale del tessuto in una tela da dipingere. D'altronde, Vanessa ha studiato all'Accademia delle Belle Arti di Firenze e ha una madre sarta, la famosa Domitilla, che si è specializzata negli abiti da sposa. Questi due mondi cerca di fonderli costantemente: «I miei quadri - dice - sono gli abiti, sulla tavolozza dei tessuti scelgo i colori». Nell'ultimo dei 5 negozi aperti a Roma, in via Cola di Rienzo, lo spirito eclettico della designer si scatena anche nell'arredamento: specchi dalle colorate cornici rococò di plastica, lumi a forma di fiori e farfalle, manichini con la testa di tulipani. Stimoli visivi affollano il suo spazio creativo, alla ricerca della tridimensionalità e della mutazione. Il centro di tutto è il patchwork e la Foglia usa molto le geometrie, accosta inserti di diverso materiale, usa zip e i bottoni per reinventare gli spazi e mutare la forma. In modo curioso e allegro reinventa lo stile anni '70 con cappottini double-face, giacche dalle maniche smontabili, vestiti in jersey tagliati al laser, maglie multiple, velluti incrostati di paillettes, ponchi reversibili.
Il concetto di donna «mutante», ma in modo molto diverso, è anche dello stilista Franco Ciambella. Per raccontare la complessità femminile nelle sue creazioni di alta moda si è confrontato negli anni con artisti contemporanei come Cindy Sherman, ha contestato la visione del «fashion system» di Vanessa Beecroft, ha portato in passerella modelle che sembravano uscite dalle opere di Bosch e Cranach. Le sue creazioni finiscono in mostre come quella di quest'autunno alla Centrale Montemartini di Roma su «60 anni di Made in Italy», nella Galleria d'arte Margutta per l'ultima «Vogue Fashion Night» o all'Esposizione universale di Hannover.
La donna è una belva metropolitana, per il pellicciaio Alberto Leonardi.
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