Adalberto Signore
da Roma
Tira dritto Umberto Bossi. Che ha deciso di passare queste due ultime settimane di campagna elettorale in mezzo alla gente e spingere sullacceleratore, così da tirare lo sprint alla Lega in vista del voto del 9 e 10 aprile. Quella del Senatùr è una miscela equilibrata di comizi sul territorio e apparizioni tv, queste ultime valutate di volta in volta con attenzione certosina. Così, dopo il Porta a Porta di lunedì, ieri il Senatùr ha partecipato a DopoTg1, trasmissione di approfondimento di RaiUno condotta da Clemente Mimun. E per la prossima settimana ci sono in ballo altre apparizioni, probabilmente a Matrix e ancora a Porta a Porta (in entrambe i casi il Senatùr potrebbe essere presente direttamente in studio). Televisione a parte, dopo il comizio di Novara, ieri sera è andato a Pavia, venerdì parteciperà a Milano al battesimo del gruppo politico femminile della Lega Nord (da lui fortemente voluto) e sabato sarà a Vicenza. Insomma, dopo due anni di assenza, seppure con qualche acciacco in più, Bossi ricomincia da dove si era fermato quellalba dell11 marzo 2004. E riprende pure a scrivere leditoriale di Lega Nord, tradizionale pubblicazione elettorale del Carroccio stampata in circa 9 milioni di copie e distribuita per posta in tutto il Nord Italia. Eloquente il titolo: «Votiamo contro il mondo alla rovescia».
«In queste elezioni - scrive Bossi - è in gioco il futuro della nostra società così come noi la concepiamo». E quindi, «se vogliamo evitare di svegliarci il 10 aprile in un mondo alla rovescia dobbiamo spendere tutte le nostre forze». Il Senatùr è caustico, perché «dovesse prevalere la sinistra, la nostra società e il nostro mondo verrebbero irrimediabilmente scardinati». Il leader del Carroccio attacca su tutti i fronti cari alla Lega: famiglia («sarebbe la prima a cadere così come da secoli la concepiamo, subito sostituita dalla famiglia omossessuale»), imprese («la nostra piccola imprenditoria sarebbe strozzata dalla sleale concorrenza dei cinesi senza che nessuno metta dei limiti») e federalismo. Quello istituzionale, perché «dopo tutti gli sforzi che abbiamo fatto per arrivarci democraticamente sarebbe a rischio», e quello fiscale, «il nuovo passo che ci attende». «Che i soldi rimangano laddove sono prodotti con il lavoro», sarebbe una «conquista sbarrata» nel caso di vittoria del centrosinistra. Concetti che Bossi sintetizza così: «Dovremmo ricominciare da capo le estenuanti battaglie che abbiamo condotto fin qui».
Cè spazio anche per una considerazione personale, che in qualche modo dà la misura del ritrovato attivismo del Senatùr: «La sorte mi ha ferito, ma non vinto». Parole dalle quali emerge un Bossi sì diverso da prima («più buono», dice lui) ma pur sempre combattivo. «Padani - è lappello che rivolge ai suoi - ancora una volta vi chiedo di non lasciare decidere ad altri il nostro destino. Mai senza di noi dove si decide di noi!». Insomma, il Senatùr è daccordo con Berlusconi: quelle del 9 e 10 aprile non sono solo delle elezioni ma «una lotta per evitare che il nostro mondo sia rovesciato, i nostri sogni distrutti, le nostre speranze calpestate».
Bossi, poi, torna sulle battaglie care al Carroccio e punta il dito contro «linvasione degli immigrati clandestini» e «lEuropa dei burocrati» che «scricchiola». A DopoTg1, registrato nel pomeriggio in collegamento da via Bellerio, il segretario della Lega ribadisce di essere sulle posizioni del presidente della Cei Camillo Ruini: «Dobbiamo stare lontanissimi dallidea di famiglia omosessuale che in Spagna deriva dallidea dei Pacs».
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