Bossi, Berlusconi e la tattica della finta divisione

Bossi, che nei giorni scorsi sembrava aver accelerato verso le elezioni, ha dato ieri in serata una deciso colpo di freno all’ipotesi del voto. Berlusconi lo aveva preceduto, lasciando intendere di voler andare avanti, sicuro di poter sostituire i finiani con altri deputati. Le due posizioni sin dall’inizio erano solo apparentemente in conflitto. È più probabile che Pdl e Lega tenessero aperte, di comune accordo, due strade diverse per poi decidere all'ultimo momento, in base ai fatti, quale imboccare.
La questione è semplice. Chi si addosserà la responsabilità di far cadere la legislatura, dicono gli esperti, potrebbe avere un danno elettorale. Questo certamente può valere per il Pdl, molto meno per la Lega che oltre a essere data da tutti in forte ascesa raccoglie i voti in quella parte del Paese, il Nord, più propenso a perdonare la scocciatura delle elezioni in cambio di un rilancio del progetto federalista. L'eventuale killer della legislatura quindi c'è. E questo permette a Berlusconi di provare a percorrere fino all'ultimo centimetro la via della ricomposizione di una maggioranza alla Camera non con i finiani, ma con altri soggetti. Perché questi ultimi dovrebbero starci? Per nobili principi, per salvare la Patria ma anche, e non è argomento secondario, per non rischiare di andare a casa e non essere rieletti, con i conseguenti danni personali economici e di immagine.
È insomma il combinato disposto tra la prima accelerata di Bossi e la frenata di Berlusconi ad aver smosso le acque e ad aver avvicinato una soluzione, qualsiasi sarà. Da quando l’apparente contrapposizione Lega-Pdl è emersa, la maggioranza lealista ha ripreso la centralità politica che gli spetta. Ora sta agli altri, finiani e opposizione, scegliere che atteggiamento avere. La strada del logoramento perpetuo, immaginata dall'ex leader di An, si è improvvisamente chiusa, così come quella di un ribaltone tecnico sembra rientrata nel novero delle cose impossibili nei fatti.
Non a caso da qualche giorno gli attacchi di Futuro e Libertà si sono attenuati, non per niente Angela Napoli ha dovuto rimangiarsi in tutta fretta la sua uscita sulle deputate prostitute, non per niente l'ipotesi di un Fini dimissionario dalla carica di presidente della Camera, nelle segrete stanze, non è più ritenuta assolutamente impraticabile.
Per questo Berlusconi ha spostato in avanti il giorno decisivo, annunciando che il suo discorso alla Camera sarà a fine mese e non la prossima settimana come inizialmente previsto.

In questi giorni vedremo e sentiremo di tutto meno una cosa: la rottura dell'asse tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi. Fini, Bersani e soci non si illudano. Al momento decisivo andranno insieme dal capo dello Stato a proporre una soluzione condivisa.

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