Roma. Pronti a seguirlo fino in fondo i leghisti, decisi a correre su un binario parallelo e incompatibile i centristi. La «chiamata alle armi» di Silvio Berlusconi per mandare a casa Prodi senza se e senza ma infiamma Umberto Bossi. «Bene Berlusconi! Ha ragione, questo governo non durerà, non ha i numeri per far passare le sue leggi, come fa ad andare avanti?» ruggisce il leader leghista lasciando intendere chiaramente che qualsiasi soluzione intermedia, leggi governo tecnico o istituzionale, è da scartare a priori. Di tuttaltro avviso lUdc che per bocca del suo segretario rimarca una posizione «diversa». «È un logoramento continuo» commenta Lorenzo Cesa riferendosi alle difficoltà in cui si trova la maggioranza a Palazzo Madama. «La minaccia di dimissioni da parte del ministro Mastella dimostra che non è possibile che questa maggioranza continui a governare». Poi ecco lo strappo con la linea dettata dal leader della Cdl: «Bisogna voltare pagina - avverte Cesa - Prodi deve prenderne atto e dare vita a un governo di responsabilità nazionale, anche per un periodo predeterminato, che sia in grado di portare avanti le riforme minime che servono al Paese».
Contrario il segretario di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini: «Non ci sono le condizioni politiche per un governo di unità nazionale. Gli italiani hanno il diritto di essere governati da un governo che esprima la maggioranza del Paese».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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