Bossi: «È finita l’Europa nemica dei popoli»

Oggi segreteria politica della Lega. Calderoli: proporrò al governo un referendum anche in Italia

Bossi: «È finita l’Europa nemica dei popoli»
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Adalberto Signore

da Milano

La Lega brinda al «no» della Francia (non solo in senso figurato), incassa un successo che solo qualche anno fa sarebbe stato impensabile e promette battaglia contro la Costituzione europea su tutti i fronti. Perché è da tempo che il Carroccio è su posizione molto critiche rispetto a un Europa percepita come «tecnocratica» e «imposta dall’alto». E ora, forte del referendum francese, a via Bellerio ci si prepara alla riscossa.
Ed è proprio Umberto Bossi, dopo settimane di silenzio, a dare fuoco alle polveri. «Il voto in Francia - dice all’Ansa il Senatùr - è la fine dell’Europa, di quell’Europa che hanno voluto fare contro il popolo. Adesso la cosa gli si ritorce contro, gli ripiomba tutto sulla testa». «La Lega - insiste il leader del Carroccio - da sempre si è battuta per l’Europa dei popoli. Noi abbiamo sempre saputo che cosa fare e lo abbiamo detto, altri hanno voluto agire contro il popolo e questo è il risultato. Del resto, noi in in Padania sappiamo dove andiamo, in Padania abbiamo sempre le idee chiare».
E ora l’idea è quella di portare avanti la battaglia contro la Costituzione europea su più fronti. Il primo è quello politico istituzionale. Gia ieri, infatti, la Lega ha chiesto «al più presto» un dibattito parlamentare sul voto francese invitando presidente del Consiglio e ministro degli Esteri a «venire a riferire in aula». Mentre Roberto Calderoli ha sottolineato la necessità di fare un referendum pure in Italia («lo proporrò al governo», spiega il ministro delle Riforme). E sarà proprio questo l’argomento principale della segreteria politica in programma per oggi alle 15.30 a Roma. «Decideremo i passi da compiere - dice Calderoli - ma il nostro comune sentire va da sempre in questo senso. Da sempre Bossi ha chiesto che la parola venga data al popolo». In realtà, al di là delle dichiarazioni di facciata, è improbabile che la Lega conduca una vera e propria battaglia per arrivare a un referendum anche in Italia. Perché - ammette il vicepresidente della commissione Affari costituzionali della Camera Piero Fontanini - «per bloccare anche da noi la Costituzione europea ormai siamo fuori tempo massimo». Ma - aggiunge - «per il futuro è necessario istituire referendum preventivi sul modello di quello francese». Insomma, più che andare allo scontro con gli alleati per chiedere un’improbabile consultazione popolare sulla Carta Ue (già approvata dal Parlamento) è probabile che il Carroccio utilizzi il voto francese in chiave elettorale e in prospettiva futura. Perché è chiaro che, nell’ottica italiana, il «no» arrivato da Parigi è un successo tutto della Lega, l’unico partito dell’arco costituzionale insieme a Rifondazione comunista a battersi con decisione contro la ratifica. «Dopo i dazi sulla Cina - chiosa il capodelegazione del Carroccio al Parlamento europeo Mario Borghezio - i fatti ci hanno dato ancora una volta ragione. E ancora deve arrivare la seconda “botta’’, prima dall’Olanda e poi dalla Danimarca. Anche loro diranno no e allora sarà chiaro che l’Europa va ripensata». E a pensarla come Borghezio non ci sono solo i leghisti ma tutto il gruppo parlamentare di Strasburgo Indipendenza e democrazia. «Ci siamo noi della Lega - spiega l’eurodeputato - l’Ukip, partito indipendentista della Gran Bretagna, la Lega famiglie polacche, l’Mpf francese e poi greci, olandesi, cechi, danesi, irlandesi e svedesi». E non è escluso che abbiano in serbo qualcosa per la prossima seduta, visto che già «ci siamo fatti notare sventolando la bandiera dell’Urss quando l’Europarlamento approvò la Carta».
Mentre la Lega pensa seriamente a una manifestazione a Bruxelles, ieri ha pure incassato un altro successo in chiave antieuropea.

La Camera, infatti, ha approvato un emendamento al provvedimento del Carroccio sul made in Italy: tutti i prodotti che arrivano da fuori Italia saranno etichettati con il Paese di provenienza. Una questione che dovrebbe essere di competenza dell’Ue, al punto che il sottosegretario alle Attività produttive Roberto Cota lo definisce un «punto fermo verso l’Europa».
adalberto.signore@ilgiornale.it

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