Bossi jr. al debutto politico: voto bipartisan sulla legalità

Il figlio del leader della Lega relatore della legge sulle iniziative educative per la giustizia. E dopo l'approvazione telefona al Senatùr

Pollice e alzato e pollice verso, come nell'antica Roma. Renzo Bossi debutta da relatore in consiglio regionale su un tema di peso come la legalità ma non smette i panni del giovane rampollo e in aula, per dare il parere sugli emendamenti, è informale: abito grigio, ma cravatta verde, mani in tasca pronte a giocare con i pollici.
Il giovane Bossi è molto soddisfatto e con l'aria di chi ce l'ha fatta: l'aula del Pirellone ha approvato, praticamente all'unanimità, il progetto di legge sull'educazione alla legalità di cui il 23enne figlio del leader del Carroccio è stato appunto relatore. Applauso bipartisan, come approvato a destra e a sinistra è il testo, che ha potuto contare persino sui complimenti di Chiara Cremonesi della Sel, opposizione estrema. Arriva la stretta di mano di Stefano Zamponi, dell'Italia dei valori.
Scatta la telefonata al Senatùr, subito dopo il voto: «Mi chiede sempre aggiornamenti su quanto sto facendo in Regione e oggi gli avevo annunciato che sarebbe stato un giorno importante». Il prossimo passaggio sarà la seconda parte della legge, che è stata divisa in due: è in arrivo anche un provvedimento sulle infiltrazioni criminali e gli appalti in Lombardia.
Renzo Bossi spiega le ragioni di soddisfazione: «La cultura della legalità, con il forte impegno contro la mafia, deve partire dalle scuole, per noi era importante». Cita il padre: «Il voto bipartisan? Piano piano abbiamo trovato la quadra». La giornata è importante per il Carroccio, che compie vent'anni: il primo vertice ufficiale risale all'8 febbraio del 1991.

Renzo Bossi allora aveva tre anni. Così va a caccia di ricordi infantili: «Ho sempre seguito papà anche da piccolissimo, stavo seduto in prima fila ad ascoltare dall'inizio alla fine i suoi discorsi. Così è nata la mia passione per la politica».

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