«Se prendiamo tanti voti, il sindaco ce lo darà Berlusconi». Sono le 19 di sera quando il leader della Lega scende dal palco dopo il comizio in largo Cairoli per la chiusura della campagna elettorale. Fa un bagno di folla tra i suoi fedeli che lo salutano e lo acclamano come un beniamino. E per un attimo, come se il risultato delle prossime regionali fosse già arrivato, si concede una battuta sulle elezioni del 2011. Sono tutti accanto a lui: il segretario nazionale della Lega Nord Giancarlo Giorgetti, l’assessore regionale Davide Boni, Matteo Salvini, Andrea Gibelli e il candidato alla guida della Regione Roberto Formigoni che lo abbraccia al termine del suo intervento mentre il Senatúr arringa la folla al grido di «Milano, Padania, Lombardia libera». Ci sono tutti e tutti pronti ad andare a votare domenica e lunedì mettendo una croce sul segno del Carroccio. «Non serve scrivere altri nomi - dice il ministro tra lo stupore dei candidati che gli stanno accanto -. Fate la croce sul guerriero poi magari segnate qualche nome. Ma adesso facciamo vincere Formigoni». La posta in gioco è alta, si tratta di mettere le ali alla Lombardia. «Non andremo solo ad amministrarla, ma a farla volare». Perché la crisi si è fatta sentire anche qui, nella locomotiva d’Italia che è sempre stata prima in Europa. E guai a pensare di dare un voto al passato per superare questo momento. «Bisogna tagliare tutti gli sprechi per investire in posti di lavoro e sui nostri giovani», incalza il Senatúr. Poi ripensa a quello che hanno fatto l’altro giorno, con Calderoli e le 375mila leggi bruciate. E si rivolge a Formigoni: «Ti regalerò una forbice per tagliare gli sprechi anche in Regione...».
«Lo abbiamo già fatto Umberto, lo abbiamo già fatto» gli risponde Formigoni che poi ripete quanto sia solida l’alleanza con la Lega. «Abbiamo fatto cose straordinarie insieme e Bossi e Berlusconi sono grandi amici e ci danno la sicurezza per lavorare sempre insieme». Davanti alle bandiere che sventolano, il governatore ricorda alcuni punti del suo programma. Fa una promessa solenne che la famiglia sarà al centro della loro politica, che la Lombardia volerà, eccome. Ma non solo a parola. Anche nei fatti che vogliono dire: sanità, scuola, occupazione, formazione, aeroporti. Ora si tratta di andare alle urne. «Domenica e lunedì, il nostro popolo ci darà gli ordini, dirà quali sono le politiche giuste e noi ci metteremo sull’attenti. Caro Umberto con te, con Silvio, saremo sempre più forti». E sotto il palco, la piazza esplode in un boato.
Lo dice anche il segretario nazionale della Lega Nord, Giancarlo Giorgetti che ora il popolo padano ha un’ultima missione. «Abbiamo bisogno di una valanga di voti per cambiare le cose. Oggi abbiamo la possibilità di farlo, se voi convincerete tutti quelli che dicono “non andiamo a votare”». La svolta ci sarà soltanto scegliendo Formigoni. «Con lui si aprirà la strada della libertà». Tutte le promesse che ha fatto il Carroccio sono state mantenute, e la piazza lo dimostra. «È la testimonianza che la politica vera porta risultati, non quella fatta con messaggi scandalistici. Berlusconi e Formigoni ci devono ringraziare, perché questo è l’unico governo che gode ancora del consenso popolare. Le nostre idee piacciono».
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