Roma «Da Paragone non bisogna andarci, se qualcuno ci va è per farsi vedere, vuol dire che pensa a sé e non alla Lega». L’ultima parola stavolta è di Umberto Bossi, in una mini riunione con i suoi fidati alla Camera. Il «capo», come lo chiamano tutti nella Lega, avrebbe indicato la linea da seguire con l’(ex?) uomo della Lega in Rai, Gianluigi Paragone, vicedirettore di RaiDue con delega ai «Programmi Serali di Approfondimento Informativo», e conduttore del talk L’ultima parola sulla seconda rete.
Il problema sta nell’improvviso cambiamento di linea di Paragone, che con la nuova edizione sembra essersi sintonizzato più sull’antipolitica («Mi levo la giacca da editorialista di centrodestra, infilo i jeans e vado tra la gente per capire che cosa vuole...») che sul federalismo leghista.
E poi le interviste in cui l’ex direttore della Padania ha detto di essere «deluso» da Bossi e dalla maggioranza Pdl-Lega. I dubbi sul premier sarebbero anche ammessi, nella logica delle appartenenze Rai, ma quelle sul capo della Lega, che ne ha sponsorizzato l’assunzione nella tv pubblica, meno. E i padani sembrano averla presa abbastanza male. Un big leghista di area Rai ammette a microfoni spenti: «È stata una delusione, ci aspettavamo un comportamento diverso. L’abbiamo fatto crescere come conduttore... Non penso che la Lega gli farà le feste quando lo incrocia...».
Alcuni parlamentari vanno giù più duro, parlando di «ingratitudine». Uno dei più diretti è stato Giovanni Torri, senatore emiliano del Carroccio: «Questi sono solo mercenari. E la prova è che Paragone è vicedirettore in Rai grazie alla Lega, è dura ammetterlo ma è così! Ha detto che vuol tornare a fare il cronista? Allora si dimetta dalla Rai e torni a Rete55 di Varese».
E Maroni? Pare che anche Bobo, padrino di Paragone, sia piuttosto indispettito. L’origine sta nel totonomine, che fino all’inizio estate includeva anche Paragone, per il quale la Lega (cioè Maroni, in tandem la varesina Bianchi Clerici nel Cda) aveva sponsorizzato la direzione di RaiDue. Ma Paragone non ambiva a quello, per quanto fosse una super poltrona. Il conduttore voleva la prima serata, che gli è stata rifiutata, un «no» che non ha gradito affatto. Mentre il suo disinteresse per la direzione del Due ha irritato Maroni e company.
Con il risultato che l’unico frontman leghista in Rai ora non sembra più incasellabile nella Lega. A questo punto il partito di Bossi si trova ancor meno rappresentato dell’Udc nell’organigramma apicale del servizio pubblico. Oltre al vecchio (in termini aziendali...) Antonio Marano, vicedirettore generale ma ormai più uomo Rai che uomo Lega, c’è solo Massimo Ferrario (altro varesino...
) alla direzione di Rai5 e poco altro: Simonetta Faverio condirettore senza redattori di Rai Parlamento e poi Manuela Maffioli, ex portavoce di Ettore A. Albertoni, nel cda di Rai World. Nessun direttore o vicedirettore nelle reti di peso o nei tg. Poco, niente per il terzo partito italiano.PBra
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