Gianluigi Nuzzi
da Milano
In via Bellerio, sede della Lega, capitale della Padania, l'altalena dell'incertezza oscilla sino a notte fonda. Sarà per questo che Umberto Bossi pur di distrarre dal pendolo ipnotico, da questa Florida nostrana, sceglie lo smacco della sinistra per commentare: «Prodi non è stato buon profeta - sibila -. Ride bene chi ride ultimo: era già pronto al comizio della vittoria e invece ha dovuto rinviarlo. Riderà bene e ultimo solo chi sarà in Parlamento». Visto poi, per dirla con Bobo Maroni, che «si vince o perde con un voto», che «si combatte scheda su scheda», ecco che s'apre un periodo di maggioranze di misura, instabilità, Camera alla sinistra e Senato alla Cdl. Soprattutto se Prodi all'ultima croce strapperà la vittoria: «Avranno difficoltà - prosegue il leader del Carroccio - a governare, a tenere unito il centrosinistra». La voce si fa più flebile. Al senatore sfugge una smorfia. Poteva andare meglio. La Lega poteva imprimere la svolta con Bossi a costruire «la catena di consenso» nelle piazze. Collegato con Matrix il Senatúr si sfoga: «Il danno maggiore per la Lega sono stato io. Tre anni in ospedale, nessun comizio, sono arrivato troppo tardi». E sul vecchio sistema elettorale: «Se non avesse cambiato quella legge - sottolinea - Silvio vinceva a piene mani, la Cdl vinceva di sicuro. Ma dirlo oggi con il senno di poi
». Ma non parlategli di grande coalizione perché Bossi nemmeno ci pensa: «I grandi accordi non hanno mai portato a termine una riforma».
Considerazioni prudenti per un'attesa snervante. In via Bellerio si consuma lo psicodramma. Il balletto dei sondaggi della Nexus. Una forbice che s'apre e stringe con i voti ad Alberto da Giussano tra il 3,5 e il 5%. Alle 22 siamo al 4,55, dopo un'ora si cresce. Poi si scende. Poi si risale. Tutto così per ore. Bossi abbraccia i suoi. Rincuora se stesso. I dispacci d'agenzia, i sondaggi televisivi che indirizzano lumore sono una tortura psicologica. «Bisogna abolire gli exit poll - ringhia Maroni - perché a noi politici fanno perdere 10 anni di vita». Eccolo il nemico comune: «La Nexus emigri - incalza il ministro della Giustizia, Roberto Castelli - Non so come andrà a finire ma quelli della Nexus dovrebbero andare in Nuova Zelanda, Paese assai civile, dove si possono trovare bene, ma soprattutto Paese agli antipodi dell'Italia per non tornare mai più».
Per quasi tre ore dalla chiusura dei seggi nessuno aveva speso una parola. Nessun commento. L'ordine di Umberto per tutto il pomeriggio era di stare abbottonati. È ancora un lupo il senatur. Aveva annusato subito un risultato incerto come non mai. E quando sembrava concretizzarsi l'incubo del trasloco all'opposizione, ecco che entrava Francesco Speroni. La piazzava là, d'istinto: «La Cdl per noi è un'alleanza di governo, non un'alleanza di opposizione». Come dire, lasciamo la porta socchiusa. Il più intervistato era invece Mario Borghezio. Completo blu tre bottoni, guardaspalle del Movimento per l'autonomia, gli amici del Sud. E offriva dichiarazioni a doppia lettura. Se la Lega perde, anzi «tiene» come dice lui, ecco i motivi: «È mancato il contributo di Umberto Bossi, straordinaria locomotiva della Cdl». Altro giro della Nexus, la Lega lievita, la Cdl rimonta, ridimensionando i sondaggi univoci per il centrosinistra. Ritorna Borghezio: «La Lega è il pilastro delle alleanze della Cdl». Solo dopo le 22 l'ottimismo prende quota. Bossi chiama il ministro Roberto Calderoli: «Vai a fare un giro giù dai giornalisti», gli dice. Ecco allora che «le cose stanno andando come dovevano andare. Anche con qualche sorpresa. Come la Campania, che potrebbe ribaltare il risultato. Da possibile pareggio a possibile vittoria». Come se non bastasse, in questo clima dincertezza arrivano pure 40 leghisti fedelissimi di Max Ferrari, il direttore di Telepadania licenziato proprio in giornata.
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