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Bossi sceglie il Castello per incoronare Letizia

Dopo le polemiche tra Lega e Pdl sulla candidatura, il Senatùr oggi all’incontro dei giovani padani «presenta» il sindaco alla base del Carroccio. Ieri toccata e fuga in città del ministro Maroni, scaramantico anche sul Milan

Bossi sceglie il Castello per incoronare Letizia

La Lega di governo sta con Letizia Moratti, ma quella di lotta scalpita. La testa del partito ha ben chiaro quanto una vittoria del centrodestra sia fondamentale per dare più forza alle battaglie del Carroccio in città. Ma la pancia brontola e tra i militanti il malumore aumenta. Dubbi sui cinque anni passati. Sta ai colonnelli, allora, chiamare a raccolta il popolo leghista. Anzi, al «capo» Umberto Bossi che questa sera al Castello incoronerà lady Letizia. Un sigillo indispensabile davanti al popolo verde che aspettava solo una serata così per fugare gli ultimi dubbi. «Certo che voterò la Moratti - assicura un militante da gazebo - Ma la prossima volta deve toccare a noi. Già questa volta sarebbe stato meglio». Una sintesi perfetta del leghista-pensiero. I numeri dei sondaggi gasano la base. Chi sta al vertice è più prudente. Il sospetto è che il rischio sia di avere, una volta sfondato il muro del 14 per cento, più posti che teste. E, da quelle parti, quelle «calde» si sa quanto abbondino. È forse anche per questo che ieri, a Milano per inaugurare la nuova sede della Lega in via Jacopino da Tradate, il ministro Roberto Maroni non ha voluto alimentare polemiche. «Domenica speriamo di festeggiare lo scudetto - ha detto soltanto da buon tifoso milanista - Ma per scaramanzia non diciamo niente». Saltato, invece per impegni istituzionali, il suo intervento alla prima festa nazionale del Movimento giovani padani cominciata ieri al Castello e che proseguirà fino a domani. Oltre a Bossi, questa sera alle 21 sul palco con la Moratti, gli interventi del ministro Roberto Calderoli, del viceministro Roberto Castelli e del segretario Giancarlo Giorgetti. Graziata, la Moratti, dai falchi di via Bellerio che le hanno fatto sospirare la conferma all’evento clou a fianco del senatùr. «La migliore risposta a chi dice che la Lega Nord non si impegna su Milano». I temporali romani sui bombardamenti della Libia e la presunta fronda di Giulio Tremonti sembrano lontani. Anche se la sentenza della corte di giustizia europea che ieri ha bocciato la norma sul reato di clandestinità, non passa inosservata. «Invece di occuparsi delle bombe sulla Libia - attacca duro Salvini - Berlusconi ridiscuta i 14 miliardi di euro che mandiamo a Bruxelles ogni anno». Pane per i denti dei lumbàrd. «Questi giudici vivono sulla luna. Chissenefrega dell’ennesimo pronunciamento a favore dei clandestini: andiamo avanti con le espulsioni e con gli arresti». Ma i leghisti hanno un chiodo fisso. Quella croce da mettere sul nome della Moratti. «Tranquilli - ripetono i colonnelli - Con molti di noi in consiglio comunale e magari il vicesindaco, la musica a Milano cambierà». Anche se ieri ad avvelenare il clima è arrivata anche la notizia dell’indagine su Marco Osnato, dirigente Aler e candidato nella lista del Pdl. «Fino a pochi giorni fa - attacca Vincenzo Sofo, giovane di origini calabresi e candidato della Lega al consiglio di Zona 6 - tutti abbiamo invocato il passo indietro di Lassini, reo di aver affisso i manifesti sulle procure. Peccato notevolmente inferiore rispetto a quello di cui è accusato Osnato, eppure che ha portato la Moratti a chiedere che non venisse candidato. Mi viene dunque naturale chiedere al Pdl di imporre ad Osnato un passo indietro». Posizione non allineata. Ma che ben rivela cosa si pensi nelle sezioni. Molto più istituzionale la posizione dei vertici.

«Noi - spiega il segretario milanese Igor Iezzi - ai tempi avevamo chiesto che quelli indagati, sia di sinistra che di destra, coinvolti in Affittopoli non fossero candidati. Sul caso Osnato vediamo cosa succede». Testa e pancia. Mai così lontane nella Lega.

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