«Bossi senatore a vita», politica divisa

Moratti, Bondi e La Russa sono tra i favorevoli, più tiepida l’Udc. I contrari tutti a sinistra, Rizzo (Pdci): «Improponibile»

da Roma

Umberto Bossi senatore a vita. La proposta arriva dalla Padania. Un’iniziativa della quale il diretto interessato non sarebbe stato messo a conoscenza. La ragione per nominare Bossi «senatùr» a vita la spiega in prima pagina sul suo quotidiano il direttore della Padania: l’acume, il fiuto politico, la sua rivoluzione nel linguaggio e nei modi della politica, il suo portare in piazza il federalismo. E ancora: quale modo migliore per Napolitano di dimostrare il suo essere presidente davvero super partes?.
Motivazioni, però, che non convincono tutti. Dicono «sì» Sandro Bondi, coordinatore di Forza Italia, e Ignazio La Russa, capogruppo di An alla Camera. Che parlano di «giusto riconoscimento del suo impegno per rinnovare l’Italia e della sua autentica passione civile e politica, rilevata in maniera ancora più apprezzabile durante la sua malattia». E anche Letizia Moratti, che ufficialmente non si è pronunciata, si sarebbe detta «assolutamente favorevole». Scettico, invece, Maurizio Gasparri che non condivide la linea del suo collega di partito La Russa. «Con tutto il rispetto per Bossi - dice l’ex ministro - io sono dell’idea che i senatori a vita vadano aboliti punto e basta».
Più tiepida l’Udc. Carlo Giovanardi, premessa la sua «amicizia e stima» per Bossi, ricorda il pessimo risultato che ebbero altre analoghe iniziative, come quella per la Fallaci («queste campagne rischiano di essere controproducenti»). Coro di «no», invece, dall’Unione. «Improponibile», persino «grottesco» suggerirlo, dice Marco Rizzo (Pdci). Mentre secondo Giovanni Russo Spena, capogruppo Prc al Senato, «è una proposta furba e malevola per scardinare l’unità della Repubblica».

Parla di proposta «un po’ bizzarra» Antonio Di Pietro. «Sia perché Bossi è un leader ufficialmente in piena attività - sentenzia il ministro delle Infrastrutture - sia perché la sua fedina penale non è pulitissima, avendo una condanna passata in giudicato».

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