San Valentino di Castellarano (Reggio Emilia) - Se si andasse alle elezioni si voterebbe a novembre o a marzo? "Non lo so. Si possono fare anche a novembre", così ha risposto il leader della Lega Umberto Bossi interpellato a margine di una festa del partito nel Reggiano. "Se tutte le volte che Berlusconi va in aula fosse costretto a chiedere i voti, la strada diventa stretta".
"Fini? La vedo dura" C'é ancora possibilità di mediazione tra Berlusconi e Fini? "E' dura - ha risposto - perché Fini ha messo il piede in due-tre scarpe. E' difficile avere i piedi in due scarpe in politica. Io - ha sottolineato - preferisco tenerli in una". Il piano in quattro punti che Berlusconi sta preparando per rilanciare l'alleanza con Fini è un tentativo in extremis per la pacificazione o può essere efficace? "Non lo so - ha risposto Umberto Bossi parlando nel Reggiano - può essere un tentativo in extremis. Io sono poco ottimista. Le cose che ha detto e fatto Fini non lasciano tranquillo Berlusconi e anche noi". Secondo il leader della Lega, se il piano in quattro punti diventerà un'alternativa allo spauracchio del voto, "ci staranno tutti, Fini, la sinistra, tutti quelli che hanno paura del voto". "Perche sia la sinistra che Fini - ha spiegato - sanno che in caso di elezioni non prenderanno voti. Quindi secondo me sarà la realtà che farà ragionare sia la sinistra che Fini".
"Un governo tecnico sarebbe impopolare: è il popolo che viene espropriato del diritto democratico del voto". Così Umberto Bossi si è espresso sull'eventualità di un governo tecnico o di transizione proposto da Pd e centristi. "Non serve dare i soldi alle Regioni del sud, come in passato", ha detto il leader della Lega e ministro delle Riforme Umberto Bossi interpellato nel Reggiano sull'ipotesi di un piano con finanziamenti specifici per il sud che sarebbe allo studio. "Abbiamo fatto il federalismo proprio per cambiare l'andazzo", ha aggiunto.
Il finiano Della Vedova: non c'è motivo di anticipare il voto "Il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, ammonisce che nuove elezioni sarebbero dannose oltre che inutili per la governabilità e invita la maggioranza ad un nuovo patto di legislatura. Bene. Non vi è una sola ragione politica per le elezioni anticipate: i deputati di Futuro e Libertà erano in maggioranza col vecchio gruppo e vi resteranno con il nuovo. Le categorie invocate da chi minaccia le urne, "stillicidio" e "logoramento", prescindono totalmente dalla realtà dei fatti: non è mai mancato il nostro nostro voto in Parlamento ai provvedimenti sul programma di Governo; mai". Lo afferma il vicecapogruppo di Fli alla Camera Benedetto Della Vedova. "Noi volevano "solo" discutere di come costruire un grande partito. Deve essere chiaro: noi non abbiamo mai intralciato e quindi, se ciascuno farà lealmente la propria parte, non intralceremo il Governo e la maggioranza nell'attuazione del programma. E' ovvio che per rilanciare la maggioranza sulla base di quattro punti programmatici, questi non possono essere lanciati come un infantile guanto di sfida ai nuovi gruppi parlamentari di Futuro e Libertà, ma scelti e scritti di comune accordo, titolo e svolgimento, da tutte le componenti della maggioranza stessa".
"Tremonti premier? Nessuna ostilità" "Ho avuto molte occasioni di apprezzarne il valore e di confrontarmi con lui anche su cose sulle quali non ero affatto d'accordo con lui. Dire che Tremonti non sarebbe un ottimo premier sarebbe un azzardo. Verso di lui non c'é alcuna ostilità pregiudiziale ovviamente parliamo di ipotesi futuribili". Così Benedetto Della Vedova, vicepresidente dei deputati di Fli, ai microfoni di Klauscondicio su Youtube. Il deputato finiano rilancia poi la nascita di "gruppi autonomi" di Fututo e Libertà a livello locale: "Visto che si é creata questa frattura, mi sembra chiaro che saranno i benvenuti". Della Vedova non scommetterebbe poi su un incontro a breve tra Fini e Berlusconi: "Ricordiamoci i contenuti dell'intervista di Fini al Foglio di contenuto inequivocabile ossia 'incontriamoci e dialoghiamo sui punti che ci dividono' - afferma - Era una offerta non da poco. Al momento non ci scommetterei troppo, viste le risposte di Berlusconi, ma certo non possiamo escludere a priori che entro agosto succede qualcosa". Sullo sfondo ci sono le 'distanze' su temi come la giustizia: "Su questioni che non riguardano il programma di Governo non vedo nulla di male che si possa allargare il consenso anche ad altri soggetti del Parlamento - spiega - Alcune questioni che riguardano le istituzioni o anche la giustizia riguardano non solo il Governo, bensì il presente e il futuro delle istituzioni. Non si può pensare che ogni governo cambi le leggi sulla giustizia. E tantomeno accettiamo ultimatum da chicchessia".
Quanto alle intercettazioni "ritenevamo che il testo del ddl che era uscito dalla Camera dopo gli emendamenti del Governo andasse bene a tutti - conclude - Ma se qualcuno ritiene che si possano apportare miglioramenti, noi ovviamente valuteremo. Ma la mia sensazione è che ci sia qualche mal di pancia e che a molti nel Pdl quel testo non vada più bene e si pensi a un passo indietro".
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