Bot ai minimi storici, ma il Btp vola: ecco le opportunità create dalla crisi

I risultati dell'asta dei titoli di stato dell’ultima settimana possono sembrare contradditori in particolare per i piccoli risparmiatori. Infatti, mentre il Btp decennale primo settembre 2019 ha fissato il rendimento lordo del 4,59% (superiore rispetto al 4,39% dell'asta del mese precedente), quello del Cct ha registrato il minimo storico all'1,73%.
In realtà il fenomeno ha una stessa origine: l’attivismo dei governi di tutto il mondo, compresi quelli europei e italiani. I loro massicci interventi di sostegno all'economia per risolvere la crisi con nuove emissioni di debito, da un lato aumenta la liquidità in circolazione (che, sommata alle decisioni di riduzione dei tassi da parte delle banche centrali, determina un costo del denaro a breve quasi pari a zero) e, dall'altro, spinge al rialzo dei tassi a lungo in quanto questi debiti dovranno poi essere restituiti. Questa situazione crea delle opportunità che si possono cercare di sfruttare.
«Il ribasso record del tasso Cct non deve sorprendere più di tanto, dal momento che sono legati all'andamento dei Bot (che, a loro volta, hanno continuato a segnare record negativi storici): inoltre sono stati venduti a piene mani dai fondi comuni» tiene a sottolineare Raffaele Bratina responsabile titoli governativi Generali Investments Italy che indica una possibile soluzione per rendere i Cct più appetibili a livello internazionale: ancorarne il rendimento al tasso del mercato monetario dell'Euribor a 3 mesi o a 6 mesi.
Per quanto attiene al rialzo dei rendimenti dei Btp decennali, interviene Giorgio Giovannini, country manager per l'Italia di Henderson Global Investors: «Da inizio anno i titoli decennali del Tesoro Usa a tasso fisso hanno visto quasi raddoppiare il loro saggio di rendimento. Se anche i Btp italiani aumentano il loro in asta è del tutto fisiologico». Esattamente quello che pensa Bratina, per il quale l'attuale situazione dell'Italia è attualmente meno critica di quanto non lo fosse tra la fine del 2008 e i primi mesi di quest'anno quando il differenziale di rendimento (il cosiddetto spread) del Btp con i titoli di stato tedeschi a 10 anni toccava 170 punti base (cioè il btp decennale offriva l'1,70% in più all'anno del titolo di stato a 10 anni tedesco): oggi si viaggia intorno a 100 punti base (l'1,0% circa in più). E gli esperti tendono a escludere impatti derivanti dalla recente decisione di Moody's di rivedere al ribasso le prospettive delle banche italiane (da stabili a negative) decisa martedì 26 maggio, e dall'inflazione. «Il mercato da alcune settimane sta scontando aspettative di costo della vita nel medio lungo termine identiche a quelle precedenti alla crisi Lehman Brothers, ovvero di prezzi al consumo annui tra il 2% e il 2,5% all'anno».
Cosa dovrebbe fare un risparmiatore? «Chi può permettersi di tenere in portafoglio fino alla scadenza un Btp decennale può cominciare a investirvi una quota del capitale dal momento che un rendimento del 4,60% lordo comincia a essere interessante. Per gli altri, invece consiglierei i Btp con scadenza compresa tra i tre e i cinque anni: in particolare il Btp quinquennale offre oggi il 3,50% lordo, è abbastanza immune dal possibile aumento dei tassi e ha un differenziale di rendimento, rispetto al bund 5 anni tedesco, di 80 punti base che nei prossimi anni potrebbe ridursi con benefici rispetto al prezzo di acquisto», dice Bratina.

Mentre è di diverso avviso Giovannini: «Io preferisco i Btpei, Btp legati all'inflazione: perché non so quando, ma prima o poi il costo della vita rialzerà la testa e questo strumento è quanto di meglio ci sia per contrastarlo».

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