(...) da giovane trascorre pomeriggi interi alla biblioteca Sormani per studiare i grandi orafi del passato. «Mi piaceva disegnare e avevo una passione per la scultura - racconta - in fondo loreficeria non è che una scultura in miniatura». Dopo tre anni passati in una piccola fabbrica di oreficeria, non ha più nulla da imparare. «Un collega che cercava un nuovo lavoro - racconta - mi dice: guarda sono andato in una piccola bottega, figurati che non usano nemmeno il trapano elettrico, ma fanno i buchi con gli archetti, come i primitivi. Ho capito che quello era il posto che faceva per me». Dopo un anno di gavetta, decide di mettersi in proprio. Inizia lavventura. Serve un nome nuovo: James Rivière.
«Come lavoravo? Partivo con unidea che avevo in mente e poi cercavo la tecnica giusta per realizzarla». Ecco allora che i riflessi della luce sullacqua si materializzano in un gioiello (Lallegro corteo, 1968), le nuvole dalle forme cangianti in gioielli Paesaggio (1979) (Boccioni, Depero 1978), e materiali che si deformano passando su «ostacoli» (Piani sensibili, 1970) si trasformano in anelli e bracciali. Cè una storia, una sensazione, una fantasia dietro ogni creazione. Rivière va avanti tra le perplessità dei genitori e pochissimi gioielli venduti per i primi 4 anni. Ma lostinazione aiuta. «Finalmente qualcosa di nuovo» disse Nuccia Fattori, tra le prime ad aprire una boutique di moda in via Spiga. Correva lanno 1963 e la Fattori, che andava e veniva da Parigi, aprì «Cose», il suo negozio, appunto, dove vendeva anche i gioielli di Riviere. «Cose da marziani», dicevano invece i vari grandi gioiellieri ai quali Rivière andava a proporre le sue creazioni.
Rivière non si perde danimo: apre un proprio atelier in via Albricci (piazza Missori). Lì finalmente Rivière può presentare le sue creazioni, nella vetrina «avevo anche capito il trucco: bastava presentare i miei modelli come se fosse un racconto. In questo modo davo la possibilità ai clienti di capire il senso del mio lavoro». Latelier è a due passi dallUniversità Statale, «gli studenti venivano da me con un sasso, una conchiglia, un pezzo di corteccia, perché ci costruissi intorno un gioiello». Il successo è progressivo. Nella ricerca di Rivière cè spazio anche per il rame, il plexiglass, lavorio. Nel 1973 la grande rivoluzione: il titanio entra nelloreficeria, è più resistente dellacciaio e leggerissimo, ma con scarsissimo valore estetico: è grigio ferro. Riviére compie il miracolo: il titanio, ossidato, prende i colori dellarcobaleno. Un omaggio ai quadri di Gauguin.
2005. Una nuova altissima sfida. Rivière pensa che sia arrivato il momento di prendere la strada per Roma. Destinazione Vaticano. «Volevo fare qualcosa che rappresentasse il contributo di un Artista contemporaneo per unistituzione alla quale dobbiamo molto». Tradotto: donare un Razionale, o Spilla del Piviale al Papa. Si tratta di un gioiello liturgico che affonda le radici nellebraismo. Il Razionale, infatti, era pezzo di stoffa quadrato e riccamente decorato, su cui erano cucite 12 gemme, come le 12 tribù, veniva usato dal gran sacerdote quando doveva applicare la legge terrena: chiedeva aiuto a Dio nelluso de «la ratio». Il gioiello viene applicato sul piviale, (mantello liturgico), solo in particolari occasioni, 5 volte lanno. Unaura di mistero e di significati antichi avvolgono questa spilla: la collezione di razionali, per esempio, è custodita nel Tesoro del Vaticano, sotto la Cappella Sistina, e non è accessibile al pubblico. «Alle mie domande il maestro delle celebrazioni liturgiche rispondeva con parabole e aneddoti, stava a me coglierne il significato».
Il gioiello si è trasformato in emozione il 29 giugno 2007: Papa Ratzinger indossa il razionale per la messa solenne nella festività di S. Pietro e Paolo.
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