La Bottega del vino di Verona salvata dai signori dell’Amarone

In Bottega torna a scorrere il rosso nettare fra due settimane. Ieri i rappresentanti delle Famiglie dell’Amarone d’Arte e della Riseria Ferron hanno aperto in segreto i battenti in legno della Bottega del Vino di Verona. E’ stata la prima riunione tra i «cavalieri» che hanno salvato lo storico locale, famoso in tutto il mondo per la sua accogliente unicità. Spentasi alla fine della scorsa primavera, in seguito a problemi intervenuti nella primigenia società, la Bottega e la sua morte avevano creato uno stupito cordoglio non solo tra i produttori vinicoli internazionali, ma anche tra i clienti affezionati che coniugavano a una manifestazione celebre come il Vinitaly scaligero sempre una visita in via Scudo di Francia, in pieno centro storico dietro l’Arena, dove si poteva alzare il prezioso calice di rosso, o un bianco fresco e suadente davanti a un piatto di baccalà o ad altre leccornie, tipiche della cucina veneta.
Allegrini, Begali, Brigaldara, Masi, Musella, Nicolis, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Venturini, Zenato: questi i nomi dei dodici apostoli dell’amarone, ospiti a questo punto non dell’ultima ma della prima cena, che insieme a Gabriele Ferron, marchio celebre tra le macine del riso, si sono uniti alla fine d’agosto per procedere all’acquisto del locale. L’impresa non è stata cosa da poco, soprattutto dal punto di vista economico, ma richiedeva assolutamente l’impegno, perché la Bottega cieca strizzava il cuore.
La tavola sarà mantenuta nel profumo della tradizione. Il mitico gestore Severino non se ne andrà e per quanto riguarda la cucina pare che il compito sia stato assegnato a un noto chef cittadino, intrepido e riservato, che ha già rilanciato a Verona un altro locale storico come il Pompiere.
L’inaugurazione? Dopo una programmata conferenza stampa, sarà proprio durante le festività natalizie, momento propizio per godere del calore di un ristorante che ha sempre accolto l’avventore tra gli odori e le ciotole fumanti degne dei fornelli della nonna, con tanto di polenta, fettine di salame e acciughine. Visto che ora tra i soci c’è Ferron, con il 40 per cento, è ovvio che piatto forte diventerà il risotto all’amarone, tanto doc che potrebbe essere degno di un futuro premio letterario.

Ma non corriamo troppo con la fantasia!
Col tempo la Bottega potrebbe camminare anche al di là delle mitiche mura di Giulietta, perché già si spifferano ipotesi di sue possibili «gemelle» in metropoli come Londra e Toronto. E allora come canterebbe «Traviata» dal palcoscenico dell’anfiteatro lirico proprio lì vicino: Libiam nei lieti calici. Anzi goti!

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