"Un botto, poi il rogo": ci siamo salvati buttandoci in acqua

"Un botto, poi il rogo": ci siamo salvati buttandoci in acqua

Messina - "Stavamo quasi arrivando, eravamo seduti ai nostri posti,tutto sembrava procedere tranquillamente. Poi all’improvviso quel botto, il buio, la puzza di bruciato... Credevamo di morire, è stato terribile. Chi urlava, chi piangeva, chi si buttava in acqua. Un incubo tremendo". È palpabile il terrore negli occhi di chi si trovava sull’aliscafo maledetto, il Segesta jet, salpato alle 17.35 da Reggio Calabria e diretto a Messina, naufragato a un miglio e mezzo da Faro San Ranieri, un tiro di schioppo da Messina, per la collisione con la nave portacontainer SusanBorchard battente bandiera di Antigua. Studenti, impiegati, lavoratori, il popolo dei pendolari che ogni giorno attraversa lo Stretto, e che stavolta ha temuto di non tornare più a casa, di non rivedere i propri cari. Tanti i giovani, tra i 150 passeggeri. Tra loro,anche tre cestisti,«in trasferta » a Messina per allenarsi, come ogni giorno, con la loro squadra di serie B, la Rescifina. Un inferno. Come quello vissuto da Francesco, 30 anni, uno dei primi feriti a toccare terra in barella, a Reggio Calabria. Solo una gamba rotta, per lui. E la consapevolezza di aver visto la morte in faccia:«Terribile, terribile, abbiamo temuto di non farcela», dice con gli occhi sbarrati. Il terrore di Loredana, 19 anni, studentessa di Architettura a ReggioCalabria, lo raccontano i parenti, accorsi al molo Colapesce di Messina per accoglierla. «Subito dopo l’impatto – spiega il cugino – ha chiamato terrorizzata la madre,col telefonino cellulare. “Mamma, mamma, aiuto! L’aliscafo ha avuto una collisione, a bordo c’è anche un incendio”. Per fortuna ce l’ha fatta ». Pure Chiara De Caro, 20 anni, se l’è vista brutta, anche se se l’è cavata con lievi ferite: «Ero tranquillamente seduta al mio posto sull’aliscafo, eravamo diretti a Messina. A un certo momento è come se ci fosse stata un’improvvisa inversione di rotta. Poi ho sentito un tremendo urto: sono stata sbalzata dal sedile e sono finita tre metri più avanti. Quando mi sono ripresa ho sentito una tremenda puzza di petrolio e ho visto la fiancata sventrata. Ho pensato di morire». La signora Emanuela, 50 anni, è al Policlinico di Messina. Anche per lei, ferite lievi. E tanta, tantissima paura: «C’è stato un botto, subito è andata via la luce e abbiamo sentito odore di bruciato. Abbiamo visto dei bagliori e abbiamo pensato che ci fosse un principio d’incendio. A bordo è stato il panico. I passeggeri urlavano. Alcuni hanno indossato il salvagente e si sono buttati in acqua. Una ragazza, vicino a me, si è tuffata senza nulla. I soccorsi, comunque, sono stati tempestivi. E anche l’equipaggio è stato esemplare, ci hanno aiutato in tutti i modi». Sulla professionalità dell’equipaggio concordano anche altre testimonianze: «Ero nella parte sinistra della nave – ricostruisce Andrea Pasquariello, 19 anni, studente messinese – a un certo punto ho sentito un rumore fortissimo. La gente è stata presa dal panico, urlava, si spostava verso poppa. Io, visto che non mi ero fatto molto male, ho cercato di dare una mano, soprattutto agli anziani: volevo far presto, temevo che avremmo imbarcato acqua. Ho seguito le indicazioni dell’equipaggio, sono stati molto bravi, davvero efficienti. Lentamente ci hanno fatto arrivare a poppa. E poi sono arrivati i soccorsi. Ho avuto molta paura, ma fortunatamente sto bene,hosolo urtato la testa». Nulla di grave anche per le tre cestiste Giorgia, Maura ed Elisa. Le giovanissime – hanno tra i 16 e i 17 anni – sono state tra le prime a mettersi in salvo, con una scala di corda lanciata dalla nave porta container. Drammatica l’ansia dei parenti, accorsi sui moli ai due capi dello Stretto non appena appresa la notizia dell’incidente. Roberta, 19 anni, aspetta il fidanzato. L’ha sentito al telefonino, sa che ce l’ha fatta. Ma fino a quando non lo vede non si dà pace, l’ansia è indescrivibile.

Per ore, sulle banchine illuminate a giorno, è stato un via vai di ambulanze. In serata, a Messina, ha calato gli ormeggi la Susan Borchard. L’aliscafo, invece, non è mai arrivato. Si è inabissato al largo del porto, e sarà recuperato per cercare di capire il motivo di questo assurdo incidente.

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