da Lodi
I soci della Banca Popolare Italiana riuniti ieri in assemblea hanno detto sì, a maggioranza, all’azione di responsabilità che era stata proposta dal consiglio d’amministrazione dello stesso istituto di credito nei confronti di Giampiero Fiorani, ex amministratore delegato della banca indagato nell’ambito della fallita scalata ad Antonveneta, «per conseguire il risarcimento dei danni da lui cagionati», come ricorda il verbale. Non solo: il sì per procedere con l’azione di responsabilità è arrivato anche per Giovanni Benevento, ex presidente del consiglio d’amministrazione della banca. E, poi, per Francesco Ferrari, Osvaldo Savoldi e Desiderio Zoncada, ex amministratori di Bpi, e per gli ex sindaci Roberto Angelo Araldi e Aldino Quartieri. Nonostante in seguito alla variazione di statuto, comunicata proprio ieri, si esigesse non più il quorum per la metà dei presenti ma per i due terzi. Secondo l’attuale cda, i sette esponenti costituivano il gruppo che «porta le maggiori responsabilità per i pregiudizi causati alla banca». Fiorani e gli altri sei ex dirigenti sono fra gli 84 indagati dell’inchiesta conclusa a febbraio dalla procura di Milano. Il procedimento si trova attualmente in fase di attesa di presentazione delle richieste di rinvio a giudizio per le accuse, a vario titolo, di associazione a delinquere, aggiotaggio, insider trading, ostacolo all’organo di vigilanza, abuso di informazioni privilegiate e appropriazione indebita. Su 1019 soci presenti al voto, 657 hanno detto sì all’azione di responsabilità contro Fiorani, 283 i contrari e 59 gli astenuti. Risultati molto simili non solo per Benevento ma anche per tutti gli altri ex amministratori della banca lodigiana. All’assemblea hanno partecipato, mescolati agli azionisti, anche la moglie di Fiorani, Gloria Sangalli, e il figlio Matteo, mentre lo stesso Giampiero Fiorani è stato cancellato dal libro dei soci.
L’assemblea ha registrato anche momenti vivaci. Tanto che tra gli interventi dei soci, prima della votazione, ci sono state voci favorevoli all’azione legale, quanto appelli di contrari che hanno pure ricevuto applausi. E tanti sono stati i colpi di scena che si sono registrati nell’aula magna del Parco tecnologico padano. Gianmario Invernizzi, alla guida di Forza Nuova, ha tuonato in difesa dell’ex «patron»: «Prima la banca valeva 300 miliardi di vecchie lire, ora 7 miliardi di euro». Ricordando a Giarda che durante la gestione Fiorani lui non era «un cassiere qualunque» eppure non ha mai sollevato obiezioni dando di fatto un silenzio assenso. Giuseppe Spaccapaniccia ha segnalato la situazione di Bipielle.Net paventando la costituzione di parte civile dei 1.200 promotori finanziari che fanno capo alla società per «mancati nuovi investimenti, mancati obiettivi personali più perdita dell’immagine professionale» e non solo. Le richieste di risarcimento potranno aggirarsi intorno ai 350mila euro a promotore. Per Banca Italease il socio Maurizio Campelli ha chiesto chiarimenti, ma l’ad Divo Gronchi ha spiegato che la realtà non rientra nel gruppo. Poi il voto e, appena dopo, Invernizzi chiede a gran voce il riconteggio manuale. Non concesso da Giarda.
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