Bpm, 7 giorni per la rosa Unipol resta in vantaggio

da Milano

Intesa Sanpaolo si prepara a nuove operazioni. Non per domani, ma in caso di occasioni la banca sarà pronta ad agire. Lo ha detto con chiarezza Giovanni Bazoli ieri a Torino, nell’assemblea che ha approvato l’acquisto di 800 milioni di azioni proprie pari al 6,3% del capitale di Intesa. Un’operazione del valore di oltre 4 miliardi che per la metà è finalizzata allo scambio di titoli (398 milioni) con la Fondazione CariFirenze, in cambio del 40,3% della banca. Per il resto (dunque per 400 milioni di titoli che valgono oltre 2 miliardi) la riserva costituisce «carta» da utilizzare in vista di operazioni future. «La finalità perseguita attraverso un numero di azioni così elevato - ha detto il presidente di Intesa Sanpaolo - è per poter disporre di azioni per eventuali scambi o permute in presenza di operazioni strategiche, al momento non identificate, che prevedano tale modalità di scambio. Anche noi, come altre aziende, riteniamo utile poter disporre di un intervento per carta in caso di opportunità che dovessero presentarsi, per avere anche il vantaggio del fattore tempo».
L’ad Passera ha colto l’occasione per ribadire che «in questi primi nove mesi siamo riusciti a rispettare tutte le scadenze del piano di integrazione». E a proposito di CariFirenze ha ricordato che l’acquisizione consentirà sinergie per 185 milioni e creazione di valore pari al 3,4% dell’utile per azione. «Era un’operazione difficilmente sostituibile - ha detto Passera - altrimenti avremmo dovuto accettare di avere zone del Paese non coperte».
Sia Passera, sia Bazoli hanno escluso che le azioni proprie possano essere utilizzate per stock option. A un azionista che ha chiesto come verranno utilizzati i titoli nel caso in cui l’operazione CariFirenze non dovesse ricevere l’autorizzazione, Bazoli ha risposto: «Se la permuta non dovesse avvenire, le azioni potranno essere conservate per altre operazioni strategiche, oppure saranno vendute; decideranno gli organi della società».
L’assemblea di ieri a Torino è stata anche l’occasione per affrontare la spinosa questione dell’equilibrio tra la componente torinese e quella milanese del gruppo. Com’è noto, a intervalli regolari, si è parlato di timori e a volte malumori da parte del mondo del Sanpaolo. Uno stato d’animo che Passera punta a spegnere: «La fusione sta andando come deve. Anche chi è torinese ha la riprova dell’equilibrio con cui è stata condotta. La Banca dei Territori, ad esempio, ha sede qui a Torino ed è pari a circa i due terzi del gruppo». Quanto alle uscite di dirigenti Passera ha detto: «Avevamo entrambi squadre forti. Quando due gruppi con persone in gamba si uniscono è chiaro che tutti perdono risorse, ma è sbagliato citare sul fronte dei sacrifici solo il Sanpaolo». Ad altri azionisti che hanno sollevato quesiti in riferimento alla governance, Bazoli ha replicato: «Posso assicurare che nel prossimo consiglio di sorveglianza sarà presentata una relazione e si svolgerà una discussione sullo stato dell’integrazione».


Frattanto la Fondazione CariParma ha ceduto un ulteriore 0,5% di Intesa attraverso un collocamento lampo effettuato da Lehman Brothers. L’ente manterrà una quota intorno all’1,2-1,4% di Intesa considerata strategica.

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