da Milano
Lo stato maggiore della Fabi tende la mano al presidente Roberto Mazzotta per ricomporre la fronda interna a Bipiemme che nelle scorse settimane ha dato battaglia sulle prospettate nozze con Popolare Emilia Romagna. Luogo dellabboccamento, il Jolly Hotel di Corso dItalia nel cuore di Roma, dove il banchiere milanese ieri pomeriggio si sarebbe intrattenuto un paio di ore con i vertici della sigla maggioritaria tra i dipendenti di Piazza Meda.
Un incontro a tre avvenuto lo stesso giorno in cui Piazza Affari ha tradotto il prolungamento al 21 maggio delle trattative con Bper in nuovi timori sul fronte delle sinergie. Secondo uno studio di Rasbank, complice la necessità di ulteriori approfondimenti sulla governance, il totale delle sinergie potrebbe infatti essere inferiore al potenziale di 300 milioni inizialmente stimato. Abbastanza, per quanto il rinvio fosse ampiamente atteso, per deprimere sia il titolo Bipiemme (meno 1,8% a 12,21 euro) mentre la promessa sposa Bper su Expandi (lex Ristretto) guadagnava lo 0,96% a 20,95 euro.
Lo spazio per approvare il progetto di nozze entro fine mese, così da sfruttare i conti del 2006, tuttavia rimane. Probabilmente in questottica è da leggere la stessa azione di Mazzotta sul fronte sindacale. Al centro della verifica con la Fabi ci sarebbe stata infatti l«animata dialettica» che ha finora diviso il sindacato rispetto alle nozze con Modena. Provocando un proliferare di documenti e prese di posizione che pareva lambire gli stessi equilibri dellAssociazione Amici della Bipiemme, lorgano attraverso il quale i sindacati esprimono 16 dei 20 consiglieri di Piazza Meda.
Il nodo delle governance e dello statuto della nuova holding cooperativa che è destinata a custodire il controllo delle due banche reti rimane, così come quello delle «garanzie», ma ieri i vertici nazionali della Fabi si sarebbero detti disponibili a lavorare per restaurare un «clima positivo». Su cui ritrovare sia la propria «unità di azione» sia quella con le altre sigle dei lavoratori. Laccordo prevederebbe, però, una condizione: che allinterno della banca milanese riprendano i contatti e i normali rapporti «istituzionali» tra il vertice, rappresentato dallo stesso Mazzotta, e i dissidenti allinterno dei sindacati sulle prospettive di aggregazione. La concordia che potrebbe così ricrearsi finirebbe anche con rafforzare la posizione negoziale di Milano nei confronti dellamministratore delegato di Modena, Guido Leoni. Un banchiere vecchio stampo da subito propenso a condurre i giochi in modo da contenere il peso dei sindacati nel nuovo aggregato.
Nei giorni scorsi i temi principali della possibile intesa, equilibri societari, governance e statuto, sono stati oggetto di lavoro per i consigli di amministrazione delle due banche.
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