Gaia Cesare
Immaginate un ospedale senza letti ma con un medico a vostra disposizione, telefonicamente, ventiquattrore su ventiquattro. Un sensore inserito in un braccialetto o un cerotto cutaneo gli permetteranno di monitorare la vostra salute, il vostro equilibrio metabolico, i parametri cardiovascolari, per poi avvisarlo in caso di alterazioni, permettendogli di darvi tutti i suggerimenti del caso. Non è fantascienza, ma è il prossimo traguardo che Don Luigi Verzé, presidente della Fondazione San Raffaele del Monte Tabor, intende raggiungere in un futuro prossimo (i lavori partiranno allinizio del nuovo anno) con laiuto di un pool di ingegneri e professionisti dellUniversità Vita-Salute.
Il progetto si chiamerà «QuoVadis» ed è lospedale virtuale che Don Verzé sogna di realizzare «per difendere - come precisa lui stesso - il principio della civiltà che avanza: il rispetto della vita». Il traguardo è ambizioso: «Si tratta - spiega - non solo di salvare chi è in pericolo di morte, soccorrere rapidamente la vittima di un incidente grave, ma anche di abituare i pazienti a salvaguardare la propria vita raggiungendoli attraverso mezzi telematici e non solo meccanici».
«Lospedale intelligente» è in fase di progettazione - ha annunciato ieri lo stesso Don Verzé, in occasione del lancio di un nuovo servizio di elisoccorso sulla Milano-Serravalle - ma i lavori per la sua realizzazione partiranno allinizio del nuovo anno alle porte di Verona, a San Pietro in Lavagno. Qui unéquipe di specialisti (dagli internisti ai diabetologi) avvierà la fase sperimentale del piano, tenendo sotto controllo pazienti che hanno già una storia clinica alle spalle o che hanno una predisposizione a certe disfunzioni. Lobiettivo, tuttavia, è di estendere il progetto anche a «soggetti sani» che vogliano tenere la propria salute sotto controllo, specie in periodi a rischio, come le stagioni calde. Uniniziativa unica nel panorama italiano e allavanguardia anche a livello internazionale, che riconferma il San Raffaele come polo sanitario deccellenza mondiale.
Ma come riuscirà il paziente a trasferire i propri dati a uno specialista e a ricevere da lui tutti i consigli del caso? Tecnologia al servizio della medicina, questo è il segreto. «Oltre ai microchip, che rischiano però di creare problemi di privacy per i nostri pazienti - spiega Andrea Mason, project leader del piano ribattezzato LifeRaf - stiamo mettendo a punto tre soluzioni: un bracciale, una maglietta o un cerotto rileveranno i dati necessari (pressione venosa e arteriosa, equilibrio metabolico, temperatura corporea) e li trasmetteranno a un computer o a una centrale. Se cè rischio per il paziente, un sistema di allarme automatico o un sms lo avviseranno (con consigli di intervento e di condotta) o allerteranno i medici che poi si metteranno in contatto telefonico col paziente o, in casi gravi, mobiliteranno i soccorsi». Tutto tramite una tecnologia di trasmissione dati identica a quella usata per i telefoni cellulari, Umts o Gprs.
E non è finita qui.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.