Braccio di ferro Slittano gli aiuti alla Grecia

Ancora un rinvio. Sospesa da mesi, l’erogazione dell’ultima tranche di aiuti da 8 miliardi di euro alla Grecia subisce un nuovo stop al termine della riunione di ieri dell’Eurogruppo in Polonia. Se ne riparlerà (forse) tra due settimane, dopo che la troika Ue-Bce-Fmi avrà avuto modo di valutare l’ennesima manovra anti-deficit varata da Atene lo scorso fine settimana. «Prenderemo la nostra decisione sulla prossima tranche di aiuti a ottobre, basandoci su ciò che dirà la troika», ha spiegato ieri il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, da cui è anche arrivato l’apprezzamento per le misure prese dal governo italiano. «Tutti noi pensiamo che le autorità italiane abbiano fatto il possibile e approvato misure di cui siamo soddisfatti», ha detto Juncker. L’Italia ha così fatto l’en plein, incassando nell’ordine la promozione di Ue, Bce, Ocse e Fmi. Manca ancora il “verdetto“ di Moody’s, che nelle prossime ore dovrebbe comunicare le proprie decisioni sul nostro rating, messo sotto osservazione per un possibile taglio lo scorso 17 giugno.
Le parole spese da Juncker sulla manovra italiana sono state una delle poche note positive venute dal vertice polacco, al pari dell’accordo di compromesso sulle nuove regole per la governance economica che servono a coordinare strettamente le politiche di bilancio macro-economiche. Il compromesso riguarda le modalità di voto dell’avvio delle procedure per deficit eccessivo, la possibilità di sentire i ministri nazionali all’Europarlamento e la vigilanza sul surplus-deficit dei conti esteri dei Paesi. Soddisfatto il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, tra i più energici nella richiesta di regole più rigorose: «Devo riconoscere - ha detto - che ci sono dei sostanziali passi in avanti rispetto alle bozze iniziali».
Ma la decisione di mantenere congelata l’ottava parte del piano di sostegno alla Grecia non è piaciuta ai mercati, con effetti da venerdì nero su molti titoli bancari (Mediobanca e Unicredit hanno perso il 7%), i più esposti alla crisi del debito sovrano, che hanno costretto a chiudere in rosso le Borse di Milano (-0,65%) e di Parigi (-0,48%) e riportato lo spread Btp-Bund sopra i 370 punti da un minimo di seduta sotto quota 350. I rischi di un default di Atene continuano a preoccupare gli investitori. Nonostante le misure da lacrime e sangue decise a più riprese dal governo Papandreou, i conti continuano a non tornare anche a causa della recessione che sta stringendo come una morsa il Paese ellenico. In attesa di ricevere la tranche finale del primo piano anti-bancarotta, Atene potrebbe ora essere costretta ad attingere al Fondo interno di stabilità creato per eventuali soccorsi alle banche. Il 90% degli istituti di credito francesi ha intanto accettato di partecipare alla ristrutturazione del debito greco con la formula che prevede il rinnovo dei sirtaki-bond in scadenza, mentre un gruppo di importanti economisti tedeschi chiederà alla Cancelliera Angela Merkel di prendere in considerazione la possibilità di un default controllato della Grecia. Un’eventualità che non viene peraltro esclusa dallo stesso governo di Berlino.
Dalla risposta di ieri dei mercati l’effetto rialzista innescato dall’intervento concertato tra le principali banche centrali per aiutare con liquidità illimitata gli istituti dell’euro zona, si è in parte riassorbito. Anche a causa delle divisioni tra governi e Bce sui modi per risolvere la crisi del debito messe a nudo dal segretario al Tesoro, Tim Geithner, ospite della riunione. «È un peccato constatare che esiste questo conflitto», quando «tutti dovrebbero lavorare insieme per evitare la catastrofe dei mercati». Parole che hanno irritato diversi ministri dell’Eurogruppo.

Tanto più che Geithner ha anche esortato Eurolandia ad aumentare le risorse del fondo salva-Stati. Gelida la risposta del ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schauble: il solo modo per raccogliere ulteriore denaro sarebbe una tassa sulle transazioni finanziarie. Un’idea che Geithnner ha già bocciato.

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