È braccio di ferro sui sabati comandati

Scoppia la «guerra» degli scioperi nei cosiddetti sabati comandatì, in due aziende Fiat, la Sevel e la Ferrari. A scioperare, nel caso della Sevel, è la sola Fiom-Cgil, ma a Maranello la protesta è stata indetta anche dalla Fim-Cisl. In entrambi i casi Torino ha risposto con fermezza, sostenendo l’illegittimità degli scioperi proclamati, minacciando il ricorso alle vie legali fino alla richiesta di risarcimento danni. Alla Ferrari, Fiom e Fim hanno chiesto in cambio dell’impegno sullo straordinario di riaprire il confronto sul contratto aziendale scaduto, e di non subire penalizzazioni sul premio di risultato per il 2010 a causa dei difetti di progettazione che hanno di recente causato l’incendio di cinque modelli della 458 Italia.
Motivi ritenuti «pretestuosi» dalla casa del Cavallino, la quale sostiene di avere «già un contratto integrativo valido per tutto il 2010» in cui, per altro, è già stabilito anche il premio di risultato che «non subirà variazione a causa dei difetti riscontrati su cinque esemplari». La Ferrari ha quindi diffidato Fiom e Fim «dal proclamare astensioni dal lavoro durante i sabati di straordinario previsti dal contratto nazionale e confermati dagli accordi siglati nel maggio scorso dagli stessi sindacati con l’azienda».
Stessa storia alla Sevel di Atessa, lo stabilimento in provincia di Chieti dove viene prodotto il Ducato e controllato dalla Fiat assieme al gruppo Peugeot-Citroën. Anche lì sono stati programmati 4 sabati lavorativi per aumentare la produzione annua da circa 120mila a 170-180mila furgoni nel 2010, ma la Fiom protesta lamentando che, allo stesso tempo, l’azienda starebbe discutendo una settimana di cassa integrazione.

In questo caso la risposta è arrivata dalla Confindustria di Chieti che ha parlato di possibili azioni legali «per ottenere l’accertamento dell’illegittimità» del comportamento della Fiom e «la condanna dei responsabili al risarcimento danni».

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