Cronaca locale

Braida, da Zelig ai Segnali di Fumo

«Racconto come il pubblico della tv si lascia irretire dagli imbonitori»

Ferruccio Gattuso

Non si vive di solo Fede. La si può mettere così, pensando a Beppe Braida e al suo tormentone ispirato alle evoluzioni del mitico direttore del Tg4: per il comico piemontese - volto noto dell'applauditissima famiglia Zelig - qualsiasi sia l'esito delle consultazioni elettorali del venturo aprile il grido di dolore non sarà mai «Attentato!». Nessuno, cioè, può attentare al suo repertorio e alla sue possibilità cabarettistiche, che non si avvinghiano ossessivamente, come succede per altri colleghi, al mitico direttore e al Premier da lui appassionatamente amato.
Al Teatro Ciak - dove Braida si esibisce nell’one-man-show Segnali di fumo - va in scena la prova provata di come la satira possa puntare anche a noi. Al pubblico, cioè: alla gente che maneggia il telecomando, sfoglia i giornali, lancia le occhiate ai manifesti appesi per la città.
«Il mondo dell'informazione mi ha sempre interessato - spiega Beppe Braida - ma non è detto che si debba guardare solo chi vi è dentro, o sopra. Con questo spettacolo sposto l'occhio sul pubblico italiano, sul modo in cui recepisce le informazioni, non necessariamente quelle politiche. Anzi: mi interessa di più raccontare la malattia della creduloneria, dall'uomo primitivo a quello contemporaneo, che si affida alla tv imbonitrice. Insomma, mi piace parlare dell'Italia di Wanna Marchi, la dama urlante che costruisce un impero sulla pazzesca fiducia della gente in lei. O del mago Otelma, uno che ha tutti i poteri, però chissà perché non riesce a vestirsi normalmente».
Italiani vittime o protagonisti di questa repubblica fondata sulla furbizia? «Entrambe le cose - continua il comico -. La cosa drammatica è che noi italiani ci sentiamo sempre furbi, siamo quelli che tentano di vendere il Colosseo ai turisti americani... che in fondo è facile come rubare un gelato a un bambino. Solo che ora quel bambino se gli girano le scatole, ti bombarda».
Ammazzare mammà per una battuta, l'eterna tentazione di un comico che si rispetti. I Segnali di fumo di Braida sono più facilmente leggibili di quelli dei pellerossa, non richiedono fuoco, se non quello che zampilla dalla lingua del suo protagonista unico: «Una missione che è più facile in teatro rispetto alla tv - spiega Braida - Sotto il palco c'è il tuo pubblico, e hai meno responsabilità legate alla… para condicio». Vale a dire, tradotto dal braidese, la condicio dei para-e-avete-capito.
Con lo spettacolo precedente, Informa Show, Beppe Braida è appena giunto nelle librerie, i tre alle spalle li ha trascorsi tra tv e spettacoli live, raccogliendo in teatro 250mila persone: un successo che il cabarettista di Zelig insegue dagli esordi, dalla fine degli anni Ottanta: «È un consenso che mi rende felice - spiega - perché il pubblico ha capito che la mia comicità non si affida solo alle gag».


Nel curriculum di Braida c'è anche la partecipazione a Striscia la notizia, felice destino che vede coinvolti, in queste ore, i compagni di risata Ficarra e Picone: «Loro sono bravissimi e non avranno problemi a dirigere la macchina di Ricci», afferma il comico che, a proposito di tv, dice la sua sull'imminente pausa che Zelig Circus si prenderà dal piccolo schermo: «Pausa giusta, dalla riflessione si migliora».

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