Bravo Renzo Bossi. Firmato: Michela Vittoria Brambilla. La difesa dei beagle da laboratorio fa nascere un tandem inedito: la ministra e Bossi junior. Contro di loro pezzi del centrodestra. Il tema della vivisezione taglia infatti trasversalmente e forse generazionalmente il Pdl e la Lega. Nei giorni scorsi, Renzo Bossi aveva presentato al Pirellone una proposta di legge contro lallevamento e la detenzione di animali ai fini di sperimentazione. Il capogruppo del Pdl Paolo Valentini aveva bollato liniziativa definendola una pietra tombale sulla ricerca biomedica, «con conseguenze economiche negative ed effetti anche sulloccupazione». Un piccolo tsunami. Ma ora è la Brambilla, da sempre animalista, a schierarsi apertamente con il Trota e ad applaudire il progetto di Bossi junior: «Sono estremamente lieta che anche un giovane esponente del mondo politico, come Renzo Bossi, si sia unito alla nostra lotta contro latroce crimine della vivisezione, dimostrando sensibilità e attenzione».
Una risposta tranchant a Valentini e a quanti, non solo nel Pdl ma anche nella Lega, soffrono di malpancismo. E ritengono questa campagna per gli animali demagogica e controproducente. Dalle parti del Pdl il malumore e esploso, nella Lega invece il dibattito è rimasto interno al partito e non è sconfinato sui giornali. Non subito, almeno. Ma Bossi junior si è trovato a dover fronteggiare le critiche di chi non capisce questa battaglia e pensa che tutto debba andare avanti come prima. La contesa non è solo teorica perché tocca inevitabilmente il destino dellunico allevamento di cani da laboratorio italiano. Contro quel centro si scaglia il ministro: «Sento come unoffesa alla civile terra lombarda che sulle colline di Montichiari, in provincia di Brescia, vi sia lunico allevamento rimasto in Italia, uno dei più grandi dEuropa, che spedisce verso lorrore della vivisezione diverse centinaia di indifesi beagle ogni anno. La nostra Regione non può e non deve più essere involontario complice di tali barbarie».
Una frase non certo diplomatica. E che qualcuno interpreterà come il frutto di una crociata, anzi di una deriva ideologica. Ma la Brambilla si è attrezzata e va a sfidare i conservatori sul loro terreno: «La ricerca scientifica, di certo, non ne soffrirà». Sul punto il ministro ha trovato la sponda autorevolissima del professor Umberto Veronesi, uno degli scienziati più famosi dItalia, anche se pure laltro fronte annovera luminari del calibro di Silvio Garattini. Il direttore dellIstituto di ricerche farmacologiche Mario Negri è stato, in una conversazione con il Giornale, altrettanto netto: «In alcuni casi non è possibile studiare sulle cellule, è necessario sperimentare sugli animali».
La Brambilla e Veronesi replicano con il manifesto La coscienza degli animali, il dibattito si fa incandescente. Ma è facile fare due più due: la Brambilla, con ogni probabilità, si è consultata con il premier che certo non sottovaluta un argomento così popolare.
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