Son passati trent’anni dacché Caterina Caselli tenne a battesimo discografico un suo compaesano, Pierangelo Bertoli di Sassuolo, paraplegico dalla voce salda e virile, e dal sanguigno, risentito tratto d’autore. Oggi ci manca, Bertoli: le ipocrisie, il malgoverno, le ingiustizie sociali furono tra i suoi temi, fino alla morte avvenuta due anni fa. Grande persona e maiuscolo artista, Pierangelo non merita le nebbie dell’oblio: donde questo cidì con quattordici sue canzoni rifatte da altrettanti artisti, su amorevole impulso produttivo della stessa Caselli e di Mario Ragni. Nobile iniziativa, sebbene il Bertoli più intimista - Per te, Spunta la luna dal monte, Chiama piano, Per dirti t’amo - vi abbia spazio maggiore rispetto al cantore anarchico e protestatario che in molti abbiamo amato. E che tuttavia fa capolino qua e là: in Eppure soffia (Branduardi con gli Stadio), Voglia di libertà (Masini), Sera di Gallipoli (Lauzi), Rosso colore (Elio e Istentales), A muso duro (Fiorello), Al centro del fiume (Ruggeri & Mirò).
Cantano ancora una grande Gerardina Trovato, gli intensi Avion Travel, i Nomadi, Nek, Pagani & Parodi (ex Tazenda) bravissimi con le Balentes, Marco Dieci, Alberto Bertoli, Aleandro Baldi.Vari artisti - A Pierangelo Bertoli (Sugar)
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