Brani della messa in versione pop E i preti incassano 2 milioni di dollari

L’album uscirà a novembre, il produttore è il guru degli U2 I religiosi: «Ispirati da Wojtyla, i nostri soldi aiuteranno i fedeli»

Brani della messa in versione pop E i preti incassano 2 milioni di dollari

da Milano

E già che ci sono, loro spiegano che «la musica è una parte della nostra missione». Intanto hanno appena firmato un contratto da due milioni di dollari con la multinazionale Sony Bmg per incidere un album di canzoni sacre (ma non solo) riarrangiate in chiave pop che saranno pubblicate a novembre contemporaneamente in trentadue Paesi del mondo (esatto: 32). E allora per forza gli irlandesi Eugene O’Hagan, 48 anni, suo fratello Martin (45) e il loro amico d’infanzia David Delargy (44) adesso sono al settimo cielo e si affrettano a precisare che «non faremo la gara con Britney Spears» oppure che «continueremo ad esercitare le nostre funzioni quotidiane, i battesimi, le nozze, i funerali». Di loro, il manager della Epic, Nick Raphael, ha detto a Time: «Saranno i nuovi Elvis o Frank Sinatra? Probabilmente no. Quello che fanno merita ammirazione e ha valore storico? Assolutamente sì». Di sicuro sfoggiano una miscela di voci e un equilibrio armonico che hanno convinto subito i discografici (è bastato un demo tape arrivato per caso sul tavolo della Epic) e si sono meritati un investimento come oggi ce ne sono pochi. Insomma, nei prossimi mesi si capirà se saranno la next sensation oppure semplicemente un altro investimento andato così così.
A decretarne il successo non sarà certo la ricetta cinica che ha individuato Time (i loro potenziali ascoltatori sono un miliardo e cento milioni di cristiani) né la campagna promozionale che di sicuro è già stata allestita. A trasformare i The Priests - perché si sono chiamati proprio così: I Preti - sarà la capacità di non presentarsi come un fenomeno da baraccone e l’abilità delle loro canzoni di non essere dissacratorie o troppo laiche. D’altronde, visto che vestiranno di pop brani come Panis angelicus o Ave Maria, cioè canti che sono la spina dorsale della Messa, l’operazione è mica facile e sarà per questo che a dirigere tutto c’è il produttore Mike Hedges, uno che la sa lunga perché ha lavorato con U2 e Manic Street Preachers. Comunque loro, che sono canonici nella Diocesi di Down and Connor nell’Irlanda del Nord, non sanno che cosa li aspetta appena si muoverà la macchina della multinazionale.
Nel contratto hanno voluto sottolineare che «il loro dovere di preti è una priorità», ma la loro manager Samantha Wright ha già precisato che «faranno i preti fino al martedì, poi si sveglieranno presto il mercoledì e voleranno dove dovranno volare, torneranno tardi il venerdì sera e riprenderanno le loro funzioni il sabato».

E quindi immaginateveli questi tre sacerdoti non più ragazzini, ispirati da Dio ma anche (come hanno confessato) da Tina Turner, Blondie e Sting a fare promozione come una popstar qualsiasi, tra interviste, trucco e riprese tv. Però ci sono i guadagni, direte: e invece no. La maggior parte degli incassi andrà «a finanziare le nostre parrocchie e le associazioni che aiutano i preti avanti con gli anni».
Però.

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