Il Brasile vuole 550 milioni ma gli italiani resistono

Anche il fisco brasiliano è esoso. Lo sa anche Telecom a cui il Brasile chiede 550 milioni di euro. In realtà la vicenda non è nuova ed è integralmente riportata nel bilancio semestrale che la società guidata da Franco Bernabè ha approvato il 4 agosto scorso.
In pratica, il fisco brasiliano ha chiesto questa cifra a Tim Celular, controllata da Telecom Italia in Brasile attraverso Tim Participacoes per tasse non pagate per effetto della deducibilità fiscale.
«Nel marzo scorso - si legge nella semestrale di Telecom - l’amministrazione fiscale federale del Brasile ha notificato a Tim Celular un accertamento fiscale con cui ha chiesto il pagamento di 1.265 milioni di reais (circa 550 milioni di euro) a titolo di imposte non pagate, sanzioni e interessi».
La salata parcella è stata presentata dopo una verifica relativa agli esercizi tra il 2006 e il 2009 per le società Tim Nordeste Telecomunicacoes e Tim Nordeste, che sono state progressivamente incorporate in Tim Celular con l’obiettivo di razionalizzare la struttura societaria in Brasile.
Il 20 aprile scorso Tim Celular ha già provveduto a contestare la richiesta davanti alla giustizia amministrativa e ora la trattativa è in corso. La società si aspetta di pagare poco o nulla. «Il management, come confermato da appositi pareri legali - è sempre scritto nel bilancio semestrale di Telecom - non ritiene probabile che la società possa subire conseguenze negative dalle predette vicende».
In Brasile la società controllata da Telecom, ossia Tim Brasil, è ormai il secondo operatore mobile e ha effettuato recentemente un’importante acquisizione del valore di circa 700 milioni di euro.


Il fisco brasiliano contesta alla società che fa capo a Telecom gli effetti fiscali della fusione tra Tim Nordeste Telecomunicacoes e Maxitel (precedente denominazione di Tim Nordeste) e la non ammissibilità della deducibilità fiscale dell’avviamento relativo all’acquisizione di Tele Nordeste Celular Participacoes.

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