Il brasiliano: «Ma oggi corro per Michael»

Nostro inviato a Istanbul

La prima pole non si scorda mai, però Felipe non dimenticherà mai il primo commento di Rubens Barrichello: «Massa fa bene ad essere felice adesso, perché in gara non potrà esserlo. Sappiamo bene come funzionano le cose in Ferrari».
Et voilà, il giovane connazionale ed erede in casa rampante è servito. Il vecchio Rubens non ha usato il fioretto. Parole animate da invidia o da sapienza per il lungo passato vissuto a Maranello? Diciamo, entrambe. Fatto sta che il giovane Felipe si è comunque preso di prepotenza la sua prima pole mettendosi dietro due campioni del mondo. Per cui, francamente, può anche fregarsene del livoroso Rubinho; non può invece ignorare che, a meno di due settimane dal ferale annuncio monzese sulla coppia Ferrari del 2007, mettersi in tasca il miglior tempo sia ben più di un biglietto da visita. Non solo: ha incassato anche i complimenti di Michael Schumacher. «Mi fa piacere – ha replicato il venticinquenne brasiliano – e sono emozionato e felice per quelle parole e per quanto ottenuto. Michael mi ha fatto i complimenti perché pian piano ho dimostrato che so migliorare. Per questo divento sempre più competitivo. E se certe cose su di me le dice un grande come lui, vuol dire che i miei progressi si vedono davvero».
E bravissimo, questo brasiliano sbarcato in Italia nel 2000 (ha vissuto a lungo a Erba, in Brianza) lo è stato per davvero e non solo in pista. È successo quando è stato costretto ad affrontare il fuoco di fila sul gioco di squadra e gli aiuti a Schumi e alla Ferrari in lotta per il titolo. «Vedete, io sono un ragazzo intelligente» ha risposto a chi gli domandava se al via avrebbe lottato per mantenere la posizione anche contro Schumi, «per cui cercherò di impostare la mia gara sapendo che la Ferrari è in corsa per due mondiali e che c’è sempre un momento per combattere e cercare la vittoria e uno per aiutare la squadra». Come dire: questo è il momento per pensare al team. Ma se dovesse avere il successo in pugno, alzerebbe il piede, farebbe questo sacrifico per Michael? E due: «Mi piacerebbe molto riuscire a vincere, ma io sono intelligente».
Il resto è la sua gioia, i molti ringraziamenti a papà Luis Antonio, «gli devo tanto, senza il suo aiuto non sarei mai riuscito ad arrivare a correre in formula uno», e una grande promessa: «Ora spero di ripetermi molte altre volte».

Chiamatelo un doppio segnale: il primo sull’innata grinta e voracità del ragazzo; il secondo sulla sua consapevolezza che anche in futuro avrà una vettura competitiva. Altrimenti, altre pole se le può sognare. Che sia ormai sicuro di restare in Ferrari anche il prossimo anno? Chissà. Sul tema, ovviamente, non si sbilancia. «Sono un ragazzo intelligente, io».

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