Bravetta, in piazza la rabbia di un quartiere

Marcello Viaggio

Bravetta scende in piazza. Sotto accusa il Comune di Roma per la mancata chiusura del Residence Roma e del campo nomadi di Villa Troili. Ieri il Coordinamento dei comitati di quartiere del XVI Municipio ha organizzato un corteo di protesta cui hanno partecipato oltre 500 residenti di Bravetta, Pisana, Vignaccia. Appuntamento alle 15.30 in via dei Capasso. Sul volantino che circola da giorni in zona tutte le promesse mancate di chi rappresenta le istituzioni: il sindaco Walter Veltroni, il presidente del XVI Municipio Fabio Bellini, il Prefetto Achille Serra. I comitati di quartiere le elencano per iscritto una per una. Ventidue ottobre 2005, Veltroni e Bellini: «Il campo nomadi di Villa Troili sarà gradualmente smantellato e il Residence Roma recuperato dalla proprietà». Quattordici novembre 2005: «Chiude il Residence di via Bravetta entro un mese», assicura il sindaco Veltroni. Dicembre 2005, Bellini: «Raggiunto l’obiettivo della chiusura Residence Roma, Villa Troili verrà smantellata». Serra: «Entro il 10 gennaio sarà risolto il problema del Residence». Gennaio 2006, Veltroni e Serra: «Presto l’abbattimento del Residence Roma». Risultato? «Tante promesse, niente di fatto» rimarca il Coordinamento dei comitati. Al Residence Roma, dove si ammassano 140 famiglie in assistenza alloggiativa e dai 2mila ai 3mila extracomunitari, metà dei quali clandestini. Come i due, maghrebino lui, polacca lei, trovati cadaveri nelle immondizie la mattina del 21 gennaio, spietatamente uccisi da assassini di cui si ignora l’identità. All’indomani del «fattaccio», immediata la convocazione del Comitato per l’ordine e la sicurezza. Le immagini televisive del degrado del mega-dormitorio erano crude, dirette, un vero pugno nello stomaco. Il Prefetto Serra assicurò un immediato presidio delle forze dell’ordine ventiquattro ore su ventiquattro, per salvaguardare i cittadini e il luogo. Quanti poliziotti e quanti carabinieri da allora si sono dati il cambio davanti al Residence? «Noi non ne abbiamo visto neppure uno, né l’indomani né mai», replica però Marco Giudici, del comitato Bravetta. Al megafono quelli del Coordinamento tuonano: «Seicento famiglie di immigrati clandestini alloggiati dentro il residence hanno portato l’illegalità nel quartiere».
A dare piena solidarietà ai residenti anche il candidato sindaco di An, Gianni Alemanno: «Lo stato di abbandono in cui versa questa parte di Roma non è più accettabile, è necessario dare risposta alle legittime richieste di sicurezza». «È intollerabile che persistano ancora sacche di degrado come il campo nomadi di Villa Troili» aveva dichiarato giorni fa il ministro delle Politiche agricole: «È venuto il momento di raccogliere la protesta dei cittadini del XVI, che ne chiedono lo sgombero immediato. Anche il famigerato Residence Roma continua a essere un buco nero nella legalità». Parole che nel quartiere non sono passate inosservate: «Indipendentemente dalla parte politica da cui pervengono, non possiamo che accogliere favorevolmente le parole di Gianni Alemanno le quali, alla vigilia della campagna elettorale, pesano come un macigno sull’indifferenza mostrata dalle istituzioni responsabili dell’insediamento del campo nomadi e del degrado del Residence» hanno risposto con una nota i presidenti dei comitati di quartiere riuniti nel Coordinamento del XVI Municipio: Gianfranco Di Nicola (Ex-Incis), Andrea Di Lorenzo (Commercianti Pisana), Marco Giudici (Bravetta), Gaetano Ortoli (Pisana). Non sarà male spingere la memoria più indietro.

Nel 1993 Rutelli promise che, una volta eletto sindaco, entro sei mesi avrebbe chiuso il Residence Roma. Oggi, nel 2006, la sinistra utilizza ancora le stesse promesse elettorali, dopo avere governato per tredici anni la città.

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