Il vecchio adagio «Piove, governo ladro», dovrebbe essere sostituito - almeno negli ambienti scolastici - da un «Piove, governo bravo». A piovere, infatti, sono stati, negli scrutini intermedi, i 5 in condotta, e questa precipitazione di insufficienze, è stata la conseguenza (chi potrà mai negarlo?) del rigore voluto dal ministro Gelmini, cui va il mio ringraziamento di ex docente, che di fatto era obbligato ad assegnare la sufficienza in condotta anche ai peggiori della classe, alla banda di scalmanati che mi costringeva a far uso di ansiolitici e rendeva i miei sogni infernali.
Piove su tutta l’Italia, ma al Sud (e in Campania, in particolare) i 5 che scendono dall’alto (della cattedra) assumono i caratteri del nubifragio. È una pioggia torrenziale, a cateratte, improvvisa e violenta. Ma provvidenziale. Soprattutto provvidenziale. Per troppo tempo gli indisciplinati, i ribelli, i turbolenti, gli scansafatiche, quelli che oggi si chiamano bulli, hanno fatto il bello e il cattivo tempo in classe, forti della promozione che comunque era loro garantita, e forti anche dell’appoggio delle famiglie, pronte a ricorrere al Tar (quando non alle mazzate) per una sgridata di troppo, una nota in condotta, una insufficienza, un giudizio poco lusinghiero: ah, se si potesse dare 5 in condotta anche a certi genitori!
Ora si fa (sembra che si faccia) sul serio. Il 5 in condotta può tramutarsi in bocciatura, e forse molti calmeranno i bollenti spiriti. Si spera solo che non accada come in tribunale: uno commette un reato, si fa due-tre giorni di galera, e poi un giudice lo mette fuori: ah, se si potesse dare 5 in condotta anche a certi magistrati!
Non piovono solo brutti voti in condotta, piovono anche insufficienze nelle materie scolastiche. Al termine degli scrutini del primo quadrimestre, nella scuola secondaria di secondo grado, gli studenti con almeno un’insufficienza il 72%. Negli istituti professionali la percentuale è dell’80%. Al Sud le insufficienze sono in aumento: e te pareva...!
Dai dati emergono due cose. La prima è che siamo un Paese di asini (ciucci, dalle mie parti); la seconda è che il Sud sta sempre peggio di tutti.
I nostri studenti, a 15 anni, hanno ancora difficoltà di lettura, vanno male o malissimo in scienze e sono un disastro in matematica. Sono svogliati e indisciplinati come Pinocchio, asini come Lucignolo. Considerati tutti i parametri, tra i Paesi più industrializzati del mondo, solo alcuni stanno peggio di noi (per esempio Messico e Brasile). A noi tengono compagnia, di volta in volta, Grecia, Portogallo, Ungheria. Di fatto, a fine anno, al docente italiano non resterebbe che bocciare tutti. O quasi. Se non lo fa è perché qualcuno gli scaverebbe prematuramente la fossa (alunno o genitore) e perché autocertificherebbe il suo fallimento.
Peggio di tutti, abbiamo detto, sta il Sud, Campania in testa. Bella soddisfazione. Sulla scuola del Mezzogiorno influisce pesantemente il contesto economico-sociale: più disoccupazione, minore istruzione dei genitori, mancanza di un tessuto aziendale stimolante. E poi c’è la questione infrastrutture; pessime specialmente in Campania e in Calabria, tant’è che l’aggettivo «sgarrupato» è diventato sinonimo di edificio scolastico fatiscente. L’anno scorso una nota rivista italiana ha posto il confronto tra attrezzature di due istituti tecnici industriali, il «Curie» di Napoli e il «Michelangelo» di Trento. La scuola di Trento ha 1.090 studenti, quella di Napoli 630. Ma il «Michelangelo» ha a disposizione il triplo delle attrezzature, e riceve ogni anno dalla Provincia autonoma 250.000 euro; il «Curie» ne riceve 100.000, dal ministero dell’Istruzione. Peccato che a Trento faccia freddo il triplo che a Napoli, se no direi ai nostri studenti di trasferirsi là.
Per ritornare ai 5 in condotta.
A questi insegnanti, glielo diamo un bel 4 in condotta?
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