Laffaire Landolfi, mi riporta alla memoria il ministro francese degli Affari Culturali Maurice Druon che, in pieno regno Mitterand, così rispose ai questuanti che chiedevano sovvenzioni miliardarie per film e telefilm: «Non contate su di me per sovvenzionare, col denaro dei contribuenti, le espressioni cosiddette artistiche che non hanno altro scopo che di distruggere le fondamenta della nostra società. Quelli che bussano alla porta di questo ministero, e che con una mano chiedono lelemosina, mentre nellaltra hanno una bomba molotov, dovranno scegliere!».
Lintellighentia gridò allo scandalo. Tutti, tranne uno, Jean Cau, enfant terrible della letteratura ebraica, lallievo prediletto di Sartre, autore de La Pietà di Dio. «Lo stato democratico - scrisse Cau su Paris Match - ne ha piene le scatole di giocare il ruolo di un vecchio che mantiene una prostituta che passa il suo tempo a insultarlo e a scavargli le fossa mentre scopa con un gigolò il cui foulard rosso ha la virtù daffascinare le dame. Il nostro ministro ne ha abbastanza di produrre una pièce nella quale recita, immancabilmente, il ruolo del cornuto!».
Il ministro Landolfi, con la sua forte denuncia dellokkupazione (non egemonia) culturale comunista in ogni tipo di produzione audiovisiva restituisce dignità e forza al suo ministero e diviene il nostro Druon.
Purtroppo dallaltra parte cè solo la cagnara di sinistra e non cè un Jean Cau. Nel migliore dei casi, abbiamo un Veneziani. Nel peggiore un Bocchino.
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