La breccia di Pisapia: a sorpresa la Moratti si ritrova a inseguire

Il candidato di Sel avanti di 6 punti contro ogni pronostico. Il sindaco: "Segnale molto forte, che dobbiamo saper cogliere"

La breccia di Pisapia:  
a sorpresa la Moratti 
si ritrova a inseguire

Milano Profondo rosso sotto la Madunina. E nessuno l’aveva previsto. Miracolo a Milano, esultano a sinistra. La breccia di Pisapia, titola in serata perfido Gad Lerner. Uno spoglio di schede che è andato avanti fino a notte, ma i cui risultati sono apparsi chiari fin dal primissimo pomeriggio. Gli elettori, almeno in questo primo turno, preferiscono l’ultravermiglio avvocato Giuliano Pisapia a Letizia Moratti, sindaco uscente in cerca di riconferma. Il divario è un burrone con lui vicino al 48 e lei al 42. «Un segnale molto forte che dobbiamo saper cogliere - le prime parole della Moratti quando mancano pochi minuti a mezzanotte - Si è parlato troppo poco di Milano, da qui deve partire una fase politica nuova del centrodestra in grado di riaggregare tutte le forze moderate e produttive della città che fanno di Milano il motore del Paese».

Sul ballottaggio in molti erano in pronti a scommettere, ma nessuno avrebbe potuto pensare che Pisapia sarebbe partito addirittura davanti. In linea, invece, i risultati di Manfredi Palmeri («futurista» del Terzo polo) e del «grillino» Mattia Calise. Cresce rispetto all’altra volta, ma non certo quanto previsto, la Lega. Che, anzi, cala rispetto alle regionali di un anno fa. Un quinquennio di amministrazione Moratti e un’Expo di gran prestigio portata a Milano non son bastati perché nella partita di andata i milanesi le preferissero il candidato di Nichi Vendola e dei centri sociali. Quello che nelle primarie del centrosinistra era stato capace di sconfiggere l’uomo del Pd, nonostante l’appoggio dei dinosauri del partito come Pierluigi Bersani e Rosi Bindi, il più moderato architetto Stefano Boeri. Pure lui come Pisapia, e dev’essere un vizietto di famiglia, con un passato nella sinistra extraparlamentare degli anni Settanta con la spranga facile e pericolose frequentazioni tra terroristi e brigatisti.

Sì, perché se non c’è dubbio che a essere sconfitti in questo primo turno milanese siano stati la Moratti e il centrodestra, altrettanto chiaro è che per vincere il Pd abbia dovuto pescare un candidato esterno. Un papa straniero non particolarmente amato dai dirigenti milanesi del partito. Male anche il risultato della Lega. In grande crescita rispetto al misero 3,7 per cento di cinque anni fa quando la Moratti corse per la prima volta, ma lontana anche da quel 14 per cento delle ultime elezioni regionali di nemmeno un anno fa e dai sondaggi della scorsa settimana. Indubbio che il popolo leghista non avesse gradito la ricandidatura di lady Letizia. Con il leader Umberto Bossi che fino all’ultimo ha lasciato intendere che proprio lui sarebbe stato il candidato giusto. Ecco perché i pochi che ieri hanno potuto parlare con lui nella sede storica del Carroccio in via Bellerio, lo hanno descritto come «irritato» per i risultati degli alleati del Pdl. Forse non con la Moratti che ha affrontato, e questo tutti glielo riconoscono, la campagna elettorale con la solita tenacia e determinazione. Un tour de force che avrebbe stroncato chiunque. Non lei, la lady di ferro che girò con l’aereo privato del marito tutto il globo per guadagnarsi i voti per l’Expo.

Voti che ieri non ha preso a Milano. Forse anche perché, come le rimprovera già qualcuno, anche in quell’occasione rimase forse troppo lontana da Milano. Seppur per una buona causa. Che consentirà alla città di avere 30 milioni di visitatori in sei mesi, due nuove linee di metropolitane, altre strade e autostrade, 61mila nuovi posti di lavoro all’anno per dieci anni. Risultati concreti da aggiungere all’acqua meno cara d’Italia («e che a Milano resterà pubblica»), la promessa di rimanere una città che non chiederà ai contribuenti l’addizionale Irpef, non aumenterà tasse e tariffe. E nemmeno il biglietto di tram e bus ancora fermo a un euro. Fatti concreti da tirare a lucido per una campagna elettorale che ricomincia. Altri quindici giorni di passione per ribaltare il risultato al secondo turno.

«La vittoria di Pisapia - ha già suonato la carica Daniela Santanchè ai microfoni della Zanzara di Radio 24 - sarebbe come portare il Leonkavallo a Palazzo Marino, sarebbe una cosa bestiale. Sarebbe come portare la droga senza se e senza ma: lui è sempre stato uno che ha detto che gli spinelli non fanno male».

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