Brescia - Sì al rito abbreviato al termine della prima sessione dell'udienza preliminare per l'omicidio di Hina Saleem, la ventiduenne pachistana uccisa nell'agosto del 2006 a Sarezzo, in Val Trompia, nel bresciano: rischiano il massimo della pena, che nei processi puniti con l’ergastolo, anche con il ricorso al rito abbreviato, non può essere inferiore a 30 anni. Slitta così al 24 ottobre il processo ai quattro imputati dell'assassinio della ragazza (il padre, lo zio e due cognati), colpevole di essere "troppo occidentale".
La rabbia delle donne musulmane "Vergogna, fate schifo". Sono queste le parole gridate dal gruppo di donne islamiche che da questa mattina si trova davanti al tribunale di Brescia, dove è iniziata l'udienza preliminare per l'omicido di Hina Saleem. Le grida di dissenso si sono alzate dopo aver ricevuto la notizia che il Gup Silvia Milesi ha respinto la richiesta di costituzione di parte civile presentata dall'associazione di donne musulmane. E il presidente dell'Acmid, Souad Sbai, ha rincarato la dose: "Se siete musulmane non avrete giustizia". Accolta invece la richiesta del fidanzato della giovane pachistana trovata sgozzata nel giardino di casa, l'11 agosto scorso.
Il pianto della madre È entrata piangendo nell’aula del Palazzo di giustizia di Brescia e ha ignorato gli sguardi "apparentemente indifferenti" degli imputati la madre di Hina Saleem, la ragazza pakistana uccisa nell’agosto scorso a Brescia, omicidio del quale si celebra oggi la prima tappa del processo. Presenti in aula solo due dei quattro accusati: il padre e lo zio. Assenti i due cognati.
Folla e striscioni "Io sono Hina". Con questo e altri striscioni un gruppo di donne ha atteso davanti al tribunale di Brescia, l'inizio del l'udienza preliminare per l'omicidio di Hina Saleem, la ragazza pachistana di 22 anni uccisa dai familiari. Mentre altri facevano sventolare bandiere della Lega Nord. Nella folla era presente anche l'onorevole Daniela Santanchè, presidente dei circoli D-Donna ed esponente di An.
La vicenda Secondo la ricostruzione fatta dall’accusa, il delitto della giovane ragazza pachistana maturò dopo il cosiddetto "consiglio di famiglia" durante il quale Hina fu condannata per i suoi costumi troppi liberi e troppo occidentali: era fidanzata con un italiano, Giuseppe Tentini, e vestiva all’occidentale. Un affronto che la famiglia non ha tollerato e per questo motivo ha deciso di ucciderla.
L'onorevole Santanchè Sulla giovane pachistana, trovata morta sgozzata sotto un metro di terra nel giardino della casa dei suoi genitori il 12 agosto scorso l'onorevole Daniela Santanchè, presente in tribunale, ha così commentato: "Hina è stata dimenticata: credevo potesse diventare simbolo dell’integrazione, ma non è successo. Mi auguro che questo diventi un processo simbolo".
L'imam Hina Saleem "è vittima dell’ignoranza di chi non conosce l’Islam". L'Imam Abdellah Mechnoune, venuto da Torino per assistere all’udienza preliminare, tiene a sottolineare che Hina è morta per colpa di fanatici integralisti. L’Islam, dunque, non c’entra nulla. L’Imam replica così anche a un gruppetto di leghisti, capeggiati dal consigliere regionale Ennio Moretti che avevano esposto fuori dal tribunale uno striscione con la scritta: "Hina vittima dell’Islam". "Hina è solo vittima dell’ignoranza di suo padre - ha detto l’Imam - una persona chiusa caricata da altri, che ha subito gli insegnamenti di fanatici integralisti".
Rito abbreviato Il processo è stato aggiornato al 24 ottobre. E poichè i quattro imputati hanno chiesto e ottenuto il rito abbreviato, la sentenza arriverà subito dopo, il 13 novembre.
Il padre, lo zio, e i due cognati di Hina, accusati di omicidio, rischiano il massimo della pena, che nei processi puniti con l’ergastolo, anche con il ricorso al rito abbreviato, non può essere inferiore a 30 anni. Il 24 ottobre il giudice sentirà i testimoni, tra cui la moglie di Tariq, lo zio di Hina, e i consulenti tecnici. Il 26 ottobre, invece, ci sarà la discussione e il 13 la sentenza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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