da Milano
Di certo cè che oggi prende il via al Parlamento francese la discussione sul disegno di legge di privatizzazione di Gaz de France, per la discesa del capitale statale al di sotto dell'attuale 70%, prima tappa della strada che dovrebbe portare alle nozze con Suez. Una strada che si annuncia sempre più in salita, carica com'è di incertezze per l'opposizione al progetto su vari fronti: politico, sindacale, finanziario e soprattutto comunitario. Ed è appunto di ieri la dichiarazione alla stampa di Breton: «Se gli azionisti di Suez sono troppo «golosi», se non trovano l'approvazione degli azionisti di Gdf, la fusione non si farà», ha detto rompendo la compattezza della maggioranza di governo che finora ha fatto quadrato sulla fusione.
I sindacati sono tornati a ribadire la loro contrarietà al progetto. La Federazione sindacale unitaria, il maggior sindacato del settore pubblico ha annunciato di volersi unire alla giornata di agitazione indetta il 12 settembre dai 4 sindacati del settore dell'energia. In Parlamento lo scontro sarà piuttosto arduo. Sullo sfondo le elezioni presidenziali del 2007. Il primo ministro Dominique de Villepin, promotore della fusione - il cui scopo è anche di mettere Gdf al riparo dalle offerte pubbliche di acquisto straniere -, non è sicuro che la legge otterrà i voti necessari.
L'opposizione ha infatti presentato un numero record di emendamenti: 137.500, di cui oltre 93.000 presentati dal Partito comunista. Il Partito socialista (Ps) ha deciso per parte sua di fare della discussione sul disegno di legge «una vera battaglia politica», a pochi mesi dalle elezioni presidenziali, mentre l'Union pour la démocratie française (Udf) ha annunciato anch'essa che voterà contro il testo.
Resta l'Union pour un mouvement populaire (Ump), il partito di maggioranza. Malgrado la campagna di seduzione compiuta da Villepin verso i suoi deputati quest'estate e il via libera senza entusiasmo del numero uno dell'Ump, Nicolas Sarkozy, parte del gruppo mantiene ancora delle riserve.
I dirigenti di Gdf e di Suez e il governo vorrebbero chiudere l'operazione entro metà dicembre, osserva Le Monde, secondo il quale però rimangono da superare tre ostacoli: il primo è politico. Per evitare di spaccare la sua maggioranza o di ricorrere alla fiducia, nel caso sentisse odore di sconfitta Villepin potrebbe optare per la «sospensione» della discussione.
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