Le vie del mercato editoriale, più che infinite, sono bizzarre. A parte rari casi di autori-da-premio costruiti in laboratorio e romanzi-capolavoro (ri)scritti a tavolino, il mondo dei libri vive per lo più di sorprese: non esistono ricette né per il bestseller né per lAutore-cult. Leditoria non conosce regole né leggi. Tranne una, della quale per altro si fatica a comprendere la ratio. Ossia che i libri di racconti non tirano: non piacciono e non vendono. Mah.
Per le antologie a più mani, il problema non si pone: si sceglie largomento (di solito le donne, lomosessualità, lislam, il sesso), si selezionano gli autori, e il giochino è fatto. Qualche recensione e qualche copia la portano a casa. Invece se si tratta di un singolo scrittore le cose si complicano (a meno che, ovvio, non si tratti di un classico, come Raymond Carver o un di autore di culto con legioni di seguaci, come ad esempio John Barth, di cui minimum fax ha appena pubblicato La vita è unaltra storia, una scelta di dodici bellissime short stories scritte fra il 1968 e oggi).
Limperativo editoriale di non pubblicare raccolte di racconti è tale da sfiorare il fanatismo, o il ridicolo. Un esempio: uno dei libri di narrativa più belli usciti questanno è Tutto bruciato, tutto devastato di Wells Tower, americano di Brooklyn, 37 anni. Mondadori sapeva che era un libro splendido, e infatti lha pubblicato e lo ha spinto. Ma sapeva anche che si tratta di una raccolta di racconti: e in copertina, sotto il titolo, ci ha scritto «romanzo». Perché è convinta che così si vende meglio.
Eppure le cose più interessanti, più «godibili», più «leggibili», spesso sono racconti. Spiace, per una volta, essere daccordo con Antonio DOrrico. Ma, come ha scritto sul numero scorso di Sette, uno dei due-tre libri per questestate è The Box, una raccolta di selezionatissimi racconti (scritti fra il 1950 e il 1970) di Richard Matheson, un maestro del Fantastico: classe 1926, nato nel New Jersey, è un narratore straordinario che nella sua carriera ha sfornato centinaia fra racconti e romanzi (di tutti i «generi»: giallo, horror, fantascienza, western, fantasy), ha lavorato per il cinema, adattando le sue storie per film famosissimi come Duel o Tre millimetri al giorno o Io sono leggenda, e per la televisione: sue sono le sceneggiature di moltissimi episodi della serie-culto Ai confini della realtà inventata da Rod Serling. Proprio per quella che i critici di tutto il mondo hanno battezzato come una delle più memorabili serie tv mai realizzate, andata in onda fra il 1959 e il 1964, Matheson scrisse il soggetto memorabile Button, button poi diventato, nel 1970, un racconto che ha ispirato il film The Box per la regia di Richard Kelly con Cameron Diaz, a giorni nelle sale italiane. Bene. Ora quel racconto, insieme ad altri undici, viene ripubblicato (purtroppo senza cura: nessuna nota ai testi, nessuna contestualizzazione) da Fanucci nella raccolta omonima The Box. La storia è spaventosa nella sua semplicità: un uomo di cui nessuno sa niente consegna una scatola a una anonima coppia di mezza età, dicendo che se schiacceranno il pulsante sul coperchio riceveranno un milione di dollari, ma qualcuno da qualche parte del mondo in quello stesso momento morirà: «Accettate?».
Lepisodio di Ai confini della realtà, per chi se lo ricorda, era un capolavoro. Il film, come ci hanno raccontato i critici del Giornale che lhanno già visto, Maurizio Cabona e Massimo Bertarelli, è così così (in effetti trasporre dieci pagine in 115 minuti è impossibile, se non stravolgendo il testo). Il racconto originale, invece, è semplicemente «perfetto», secondo la ricetta classica di Matheson: raccontare una vicenda apparente normale che ha come protagonisti ordinary people (impiegati, insegnanti, cassiere, mogli e mariti come tutti noi...), inserirci un improvviso elemento di disturbo e quindi ribaltare tutto con un fulmineo passaggio da uno stato di suspence al colpo di scena finale: il celebre switching ending. Tutte le storie scelte per la raccolta di Fanucci sono di questo tipo, inquietanti e spiazzanti. Il libro è bellissimo, ma leditore non si sa perché ha quasi paura di farlo sapere, tanto che in copertina spara a caratteri cubitali The Box e sotto, in corpo 11, «e altri racconti». Cè da vergognarsi(?).
E in questo senso, anche la narrativa italiana contemporanea non scherza. Anzi, si prende così sul serio che raramente si «abbassa» a pubblicare raccolte. Il paradosso è che quando accade, escono delle meraviglie. Negli ultimi due-tre mesi sono timidamente apparsi alcuni bellissimi libri di racconti, migliori di tanti acclamati romanzi di giovani esordienti e venerati maestri.
BREVE È MEGLIO
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