Briatore: "Mi merito il paradiso"

"Ho 59 anni e sta per arrivare il mio primo figlio, un maschio. Credo che per un paio d’anni non lavorerò". E sul cancro che l’ha colpito: "Sono cattolico. Di fronte alla malattia ho fatto un bilancio ed ero sereno"

Briatore: "Mi merito il paradiso"

Barbara Bendettelli

Briatore è l’uomo che ha la capacità di realizzare i sogni, e non solo i suoi. Lui scopre talenti, sa far crescere le squadre. Le fa vincere. Dalla provincia di Cuneo ha scalato le vette più alte. Ha trasformato il progetto di costruzione di una stalla, titolo della sua tesina da geometra, nel progetto di costruzione di una stella, la sua. Più sali in alto, più numerose sono le sfide e gli uomini che vogliono mettere i piedi nelle tue scarpe, o che godono a levarti pure quelle. A lasciarti nudo. Ma nudo ti ci trovi ugualmente, povero o ricco, nelle stalle o sulle stelle, anche di fronte alla malattia che ti prende senza chiedere il permesso.

Come è accaduto a lei nel 2006, quando le hanno detto che aveva un cancro, che era maligno.
«Sì. Sono quelle cose che pensi accadano solo nei film. Prima le vivi come spettatore poi a un certo punto diventi il protagonista. È bruttissimo. Oltretutto me lo hanno detto al telefono, da poco partito dagli Stati Uniti dove ogni sei mesi faccio un check-up: “Torna indietro, il tuo motore ha qualcosa che non va”. Sono tornato indietro e mi hanno detto che mi dovevo operare nel giro di dieci giorni».

Ha avuto paura di non farcela?
«Io credo molto nel destino. Credo che per ognuno di noi ci sia un disegno. Un libro scritto. Tu puoi cambiare qualcosa, mezzo capitolo, niente di più. E poi sai, dici “se deve succedere succede”, fai un bilancio di tutto quello che hai fatto, e ti reputi anche molto fortunato».

Di fronte alla malattia grave siamo soli con il nostro dolore, ma anche con la nostra coscienza.
«Davanti a me stesso ero sereno, soddisfatto, contento. Il bilancio della mia vita era ed è fantastico! Sono cattolico e credente, e facendo la somma ero sicuro che mi sarei meritato il paradiso. In questi casi vedi le cose da altre prospettive. Sei te stesso fino in fondo, senza fronzoli».

Sei nudo.
«Sì. Tutti gli accessori, le suppellettili, le cose per cui la gente ti invidia non ci sono più. Non contano più. Ci sei solo tu e la consapevolezza che la vita è un passaggio. Che nessuno è immortale. Che prima o poi succede a tutti di morire».

Un punto obbligato che l’ha obbligata ad andare a capo, a ricominciare da lì. Cos’è cambiato?
«Dopo i primi mesi hai un sacco di propositi fantastici: “lavoro di meno, corro di meno, questo non lo faccio più”. Ma poi, alla fine, vieni assorbito dalla quotidianità della tua vita, dai rapporti con gli altri. L’unica cosa che è cambiata per davvero è che sono diventato più selettivo con la gente. Sto attento a con chi vado a cena, a con chi faccio colazione, seleziono gli appuntamenti in ufficio, e sicuramente - dato che ne ho la possibilità - non faccio più nulla se non mi fa piacere farlo».

Valuta diversamente anche gli amici?
«L’amicizia è difficile da decifrare. Penso che quando sei adulto è più un mito che una realtà. Un amico ha sempre un fine, uno scopo, magari non ne è consapevole, ma è così. L’amicizia incondizionata, quella che si alimenta di se stessa, è più facile da ragazzini».

Lei ed Elisabetta avete sofferto insieme non solo per la malattia, ma anche per la tempesta mediatica che l’ha assalita durante vallettopoli. Questo ha contribuito a rinforzare il vostro legame?
«Senz’altro. Lei ha sofferto molto in quel periodo e sono convinto che se non fosse stata la mia fidanzata non sarebbe successo proprio niente. In Italia ti sbattono sui giornali per cose che non hanno senso; non c’è la privacy, la gente può ascoltarti al telefono e pubblicare parti di ciò che hai detto senza che tu abbia commesso alcun reato. La gente viene sputtanata per fatti che poi si rivelano non fatti, ma che intanto ti hanno ferito, umiliato, distrutto gratuitamente».

La tua vita viene stracciata proprio come la carta.
«In Italia succede una cosa gravissima: una parte della magistratura convive con una parte dei giornalisti. Ti massacrano a mezzo stampa. Ma io mi chiedo, questa gente qui, che distrugge la vita delle persone, quando la sera va a casa e si guarda allo specchio, come si sente? Come fa a dormire sonni tranquilli? I magistrati poi, il loro è un lavoro difficilissimo, decidono della libertà delle persone, sono convinto che il 95% di loro se ne rende conto e fa bene questo mestiere, ma poi ci sono i rampanti, questo 5-10% che sacrifica qualsiasi cosa per il teorema che si costruisce. Che ti sputa sui giornali senza la minima prova. A Elisabetta è successo e io le sono stato vicino».

Oggi è sua moglie. Cosa prova quando la guarda con il suo pancione?
«La vedo grossa! Pensi che mi sembra che sia così da sempre, non mi ricordo più com’era prima».

Maschio o femmina?
«Maschio».

Sarà il suo tesoro più grande, il suo punto e a capo più importante.
«Penso che sarà anche una grande responsabilità. Io vedo solo dei bambini molto maleducati in giro. È una grande prova. Un lavoro».

A proposito di lavoro, lei è un imprenditore e ha sempre auspicato che in Italia ce ne fossero al governo. Oggi c’è Berlusconi, ma, tornando all’inizio di questa intervista, lo vogliono «nudo». Come se ne esce?
«Non so come se ne possa uscire, ma so che questo presidente deve segnare la storia, deve incidere, deve fare le riforme. Ogni volta che lui può fare qualcosa personalmente è fantastico. Lo abbiamo visto con l’Aquila, con l’immondizia di Napoli. Invece quando interviene la burocrazia diventa tutto un problema. Questo è il nodo da risolvere. Lui per l’Italia è un’opportunità unica».

Berlusconi dice che c’è molta invidia, molto odio. Lei stesso li ha subiti lo scorso settembre, quando la Fia escludendola dalla Formula 1 ha preso la sua dignità e l’ha gettata contro un muro, e le ha levato con violenza qualcosa che amava.
«È stata una cosa talmente esagerata, assurda e fuori da ogni senso che non riuscivo a credere alla sentenza. Sapevo che Mosley è uno che non ha limiti e che ha gestito la federazione come una cosa sua. Ha sempre fatto così, non è un mistero. Ma non mi aspettavo una cosa del genere. Questa vicenda per me è stata molto triste. In vent’anni di Formula 1 ho dato un contributo importante. Ci ho messo l’anima. Ci ho messo tutto. E poi quando qualcuno ti distrugge così, per cattiveria, per invidia, è ancora peggio. Ma una giustizia alla fine c’è sempre. Io l’ho avuta dopo tre mesi».

Nella sentenza che le ha reso giustizia si parla chiaramente di «conflitto d’interesse», si legge: «La decisione del consiglio mondiale è stata presieduta dal presidente della Fia, che era ben noto essere in conflitto con Briatore».
«Mosley verso di me ha un odio tremendo e prima di uscire di scena ha voluto farmi male. D’altra parte tutti hanno visto cosa fa in privato per divertirsi».

Mosley ha dichiarato che tornerà all’attacco.
«Lui può dichiarare quello che vuole».

Ma è vero che prenderà il posto di Schumacher come consulente per Maranello?
«No, non è vero, l’unica formula che mi aspetta è la formula bambino!».

C’è perfino una voce che riguarda un suo possibile ingresso nella Juve.


«Neanche questo è vero. Ho 59 anni e sto aspettando il mio primo figlio, una cosa completamente nuova. Potendomelo permettere credo di meritarmi un anno o due senza lavoro. Adesso voglio pensare solo alla mia vita privata, alla famiglia».

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