Uno che ha affrontato il tumore e lo ha superato perché dovrebbe preoccuparsi del cortile italiano e delle bravate dell’Oliviero? Uno che potrebbe aver fatto il militare a Cuneo e per questo viaggia tra Londra, Parigi, New York e Porto Cervo perché mai dovrebbe passare le giornate tra mozioni, emendamenti e affini? Flavio Briatore da Verzuolo è un bersaglio facile, comodo, espone il petto, Billionaire, Twiga, superfemmine, tutta vita rock and roll. Centrare l’orso è roba da dilettanti.
Incominciamo dalla chiusura del Twiga.
«Il ristorante è aperto».
In discoteca erano in troppi.
«Non so che cosa sia successo. Ci sono manager per questo. Faremo tutto il possibile per evitare che si ripetano errori».
In Versilia avevano già titillato la Bussola, prima o poi sarebbe capitato con il suo locale.
«Non ho idea, dove è uscita questa notizia?».
Passiamo al Billionaire, anche lì controlli, ispezioni fiscali.
«Giusto così, abbiamo il dovere di essere corretti. Sarei felice che questo tipo di controlli venissero effettuati di continuo ma in tutti, dico tutti i locali, con una premessa però».
Quale?
«Che in vacanza ci si va per rilassarsi, per collaborare e se qualcuno sbaglia basta avvisarlo, nel rispetto delle autorità sempre».
Finita la guerra con Soru?
«Quest’anno c’è stata collaborazione con le autorità della Regione».
Però i decibel a manetta.
«Controlliamo, alcuni vicini di casa hanno denunciato, ogni tre minuti chiamavano i carabinieri, relax per favore. Non credo che a Saint Tropez, a Marbella o a Ibiza ci siano problemi analoghi».
Sta di fatto che ormai appena lei si muove qualcuno è pronto a fulminarla, a parte il tritolo dell’Oliviero Diliberto.
«Quelle sono parole che possono essere pronunciate da un idiota e non da un politico. Sul Billionaire vi dico una sola cosa: io posso uscirne domani stesso, vendere, ho già ricevuto offerte».
I russi?
«I russi e non soltanto ma credo che sia arrivato il momento, il Billionaire è vendibile. In questo Paese c’è invidia, gelosia per uno che si afferma. Invece di premiare la professionalità la si castiga e si vive alla giornata. Noi pianifichiamo le serate del Billionaire dal prossimo mese, gli altri chiudono e se ne riparla alla prossima estate. Così in tutto il resto».
Però lei si espone continuamente.
«Io in Italia faccio il turista, il portiere d’albergo al Billionaire, controllo le entrate, rispondo a mille richieste. Gli affari li faccio altrove, in Inghilterra, in Francia, negli Stati Uniti, non in Italia».
Non si sente più italiano?
«Mi sento italiano ma qui è meglio non fare, così non ti molesta nessuno. All’estero, se investi ti supportano, qui ti sopportano. A fatica».
Davvero molla la Sardegna?
«Ho fatto una crociera di quindici giorni, ho visto posti meravigliosi, Scilla, Favignana, Maratea. Abbiamo ottomila chilometri di costa da far vivere e siamo qui, miserabili, a contare le barche e quanti ricchi ci sono in circolazione».
Si metta in politica, gli imprenditori lo fanno, in via diretta o indiretta.
«No, in politica non puoi incidere, hai un’idea ma devi modificarla. La gente è stufa di tutto. Io sono abituato a dire e a fare. In politica si dice e non si fa».
Roba da Beppe Grillo di destra, la definiscono così.
«Non sono mai stato di destra in vita mia e poi queste etichette sono ridicole, vorrei un partito del fare, ciò è impossibile. Non si può perdere tempo in cose che non puoi cambiare, finisci per convivere con le frustrazioni. Se fai il manager decidi, sbagli, paghi, anche da noi non è mica tutto fantastico, la politica italiana è fasulla».
Si spieghi.
«Si formano le coalizioni per vincere le elezioni non per governare, una volta eletti finisce la corsa, il cittadino se ne accorge un minuto dopo, da destra e da sinistra, il totale è identico».
L’alternativa?
«Se fossi Berlusconi, se fossi Veltroni mi presenterei da solo, una lista mia, chiedendo alla gente di votarmi. Soltanto dopo mi metterei al tavolo a fare due conti con chi vuole stare con me. Guardate gli inglesi, i francesi, gli spagnoli».
Il suo collega Montezemolo è eccitato dalla questione politica.
«Non credo che Luca voglia entrare in politica, se avesse quarant’anni forse ma anche lui viaggia già oltre i sessanta, ha cose ben più divertenti e interessanti da fare. Si può dare un apporto soltanto se le cose funzionassero bene».
Tutti da buttare a mare?
«Chi li mette in condizione di lavorare? Prodi ha con sé gente valida ma fa i conti con la sinistra estrema da Pecoraro in giù o con Di Pietro che blocca il Ponte sullo Stretto senza pensare alle penali. Berlusconi è uomo che sa vedere ma gli alleati non gli fanno fare quello che lui vuole, come sopra».
Tasse: Valentino Rossi?
«Contro di lui ho letto e sentito un accanimento mediatico davvero esagerato, l’acredine tipica di questo Paese nei confronti di chi è arrivato in alto. Rossi è già stato condannato, è un evasore ma sono ancora in corso accertamenti. Se ha sbagliato pagherà ma ormai è segnato, questo è incivile».
Lei che cosa propone?
«Tasse al trenta, trentacinque per cento massimo. Si incasserebbe molto di più e la gente pagherebbe invece di dare soldi agli avvocati».
Ricorda la ballerina Melandri in Kenya?
«Forse si vergognava di essere una mia amica o conoscente. Sgradevole. Ho tirato una riga sul suo nome. Mi sono sbagliato, non sempre vedo giusto. È bello dichiararsi di sinistra, la vita è un’altra cosa».
Che fa, si butta a destra?
«Lo ripeto, non sono mai stato di destra. Prendete D’Alema: ha una barca in società con altre persone. È stato attaccato per questo, non ne ha il diritto, non può. Una villa sì, ma la barca no, mai, proibito».
Puntare sui giovani, slogan facile.
«All’estero è normale. Blair si è ritirato a 54 anni, Aznar a 51, Brown ha 56 anni, Sarkozy 52, Zapatero 47. Da noi, con il massimo rispetto delle persone e delle istituzioni, abbiamo il capo dello Stato a quota 82, Andreotti a 88 e la Montalcini a 98 e possono far cadere il governo, Baudo a 71 anni guida Sanremo e Bongiorno a 83 Miss Italia. Sono la fotografia del Paese, un settantenne non disegna strategie, è un’Italia immobile».
Manager della Renault, titolare di ristoranti e discoteche, azionista di riferimento del Queen’s Park Rangers di calcio in Inghilterra, da grande che cosa vuole fare?
«Divertirmi, lavorando. La priorità è la formula uno, ci sono dentro da diciassette anni con qualche risultato. Poi voglio regalare più tempo a me e alla mia famiglia, il football è una passione».
Poteva comprare un club italiano.
«Mai, la sfida qui non ha senso, diritti televisivi, compravendite, tasse, altri condizionamenti. Come mai gli imprenditori stranieri di ogni dove investono in Inghilterra e non in Italia? Come mai gli spagnoli volevano comprare Autostrade e sono scappati? Perché i messicani se la son data da Telecom? E l’Alitalia? E altro ancora».
Tra le priorità anche il matrimonio.
«È il tempo, quando arrivano maturità e partner. Sul maturo ho qualche dubbio ma Elisabetta mi ha dato quello che cercavo, in tutto.
Vuole dei figli?
«Beh, una volta che sei lì che altro fai?».
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