Britannici, americani e tedeschi i più «assicurati»
20 Novembre 2006 - 00:00Italiani, popolo di imprevidenti? A scorrere le statistiche dellOcse, lOrganizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico di cui fanno parte i 30 Paesi più industrializzati, parrebbe di sì. È vero, meno prudenti e avveduti rispetto ai britannici, agli statunitensi e ai tedeschi, tutti ben più assidui sottoscrittori di polizze dassicurazione.
Soprattutto i primi, considerando che nel Regno Unito il rapporto tra i premi lordi e il Pil ha raggiunto nel 2003 il 16,6 per cento. A breve distanza, gli Stati Uniti con il 12,5% e la Germania con poco meno del 10 per cento, valore attorno al quale sattesta la media europea. In Italia lo stesso indicatore è fissato all8%, dopo aver messo a segno un recupero al raddoppio, dai 3,8 punti percentuali che sintetizzavano dieci anni prima il valore totale delle coperture assicurative. Sul fronte delle polizze per malattie e infortuni, il settore è influenzato dalle caratteristiche del sistema sanitario; così, non meraviglia se il più elevato rapporto premi/Pil, pari al 2,7%, si riscontra negli Stati Uniti, dove laccesso ai servizi è garantito solo a determinate fasce della popolazione. Ma il ritardo dellItalia trova solo parziale giustificazione: «Nei Paesi dove i sistemi sanitari nazionali sono più pervasivi - osservano allAnia, lassociazione che riunisce le imprese assicuratrici - questo indice è inferiore all1 per cento. La media Ue è dello 0,88%, però il divario con altri Paesi, simili per livelli di reddito, resta comunque piuttosto ampio». Ecco allora, agli opposti, Italia (0,36%) e Germania (1,63%), anche perché il sistema tedesco permette ai cittadini con redditi elevati di scegliere tra la copertura sanitaria pubblica e unassicurazione privata. Concentrando lanalisi sui rami danni, con esclusione dellRc auto quasi ovunque obbligatoria per legge, emerge più netta la propensione ad assicurarsi di ciascun Paese. «Capi classifica sono sempre gli anglosassoni (Usa e Regno Unito rispettivamente col 5,4% e il 5,3% del Pil), mentre il ritardo di sviluppo del mercato italiano, con indice a quota 1,3%, appare ancora più netto». Segnaliamo, però, che anche il Giappone presenta un indicatore analogo e come lItalia è tra i Paesi più vecchi del mondo.
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