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Brizzi: «Troppo lungo ormai è un videogame»

Il regista di «Notte prima degli esami» sa tutto del fumetto: «Hanno abbassato il target per gli incassi»

da Roma

«Devo essere sincero? Spider-Man 3 mi ha deluso. Troppo lungo, troppi cattivi, troppe relazioni tra i personaggi, troppi svolazzi tra i grattacieli. Intendiamoci: tutto realizzato in maniera fantastica. Una goduria per gli occhi. Ma il primo era una novità con un finale davvero magico; il secondo sfoderava un equilibrio perfetto tra effetti visivi e comedy». Fausto Brizzi, 39 anni, è il regista di Notte prima degli esami 1 e 2, ma soprattutto è un maniaco di Spider-Man, che lui chiama rigorosamente l'Uomo Ragno. Non per niente possiede la collezione completa della prima serie, oltre trecento numeri, più un cartonato del super eroe a grandezza naturale e un prezioso autografo di Stan Lee, venerato autore del fumetto. Lunedì sera, imbucatosi alla proiezione stampa, ha seguito la nuova avventura del suo prediletto «hero» con progressivo disincanto: s’aspettava il capolavoro, invece, a un certo punto, ha guardato l’orologio.
Brutto segno per un tifoso sfegatato. «Ho l’impressione che 140 minuti siano sembrati tanti non solo a me», commenta. «Sa, quando c’è di mezzo l’Uomo Ragno torno bambino, spettatore puro, mi bevo la storia come un’aranciata e non mi basta mai. Stavolta, al contrario, è riaffiorato lo sceneggiatore. Se inizi a fare certi ragionamenti su stile e struttura narrativa significa che il film non ti prende».
Tuttavia Brizzi, alle prese con l’esordio alla regia del collaboratore storico Marco Martani (titolo provvisorio: Cemento armato, un noir senza tenerezze adolescenziali), pronostica un enorme successo a Spider-Man 3. «Mi sbilancio. Sfiorerà i 20 milioni di euro. Meno di Natale a New York (che ha scritto ndr), più di Notte prima degli esami. Oggi (che ha scritto e diretto ndr). Piacerà molto ai ragazzini. Ho l’impressione che abbiano abbassato il target, trasformando il film in un videogame. Fragoroso, mirabolante, divertente, ma sempre giocattolone. Manca la quotidianità malinconica dell’Uomo Ragno, se lo fai svolazzare per tutto il tempo alla fine l’effetto speciale si svaluta. E poi: il bello del personaggio sta nel fatto che non è invulnerabile, ogni volta torna a casa a curarsi le ferite. Qui no, neanche un livido. Gli autori devono essersi distratti in alcune scene, l’hanno trasformato in una specie di Superman».
Detto questo, il golden-boy del cinema italiano riconferma l’intatta passione per il ragnesco raddrizzatorti incarnato da Tobey Maguire. «È il mio super eroe preferito. L’unico con il quale, da ragazzo, potevo riconoscermi. Superman è un extraterrestre. Batman un riccone pure parecchio antipatico.

Peter Parker è un liceale buffo e un po’ sfigato, lui i super poteri non li voleva, gli sono caduti addosso come una maledizione».
Stavolta però sfodera il lato cattivo, incatramato, di sé... «Sì, è la trovata migliore del film. Ho riso molto quando Peter tira fuori le palle e fa lo strafottente con le ragazze».

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